Addio a Aldo Gargani

Grave lutto nel mondo della filosofia italiana. È morto Aldo Giorgio Gargani, profondo conoscitore del pensiero di Wittgenstein e scrittore, pensatore affascinante e originale. Soprattutto è stato un grande maestro.

http://www.pisanotizie.it/index.php/news/news_20090618_gargani.html

http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=588

Contestualmente, segnalo questo articolo di AGG, un necrologio di R. Rorty, al quale sono arrivato mediante questo blog [qui]:

http://stereotypi.tumblr.com/post/126934824/il-mio-richard-rorty-da-reset-105

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Nicola Perullo (NP) mi ha spedito un ricordo di Gargani, suo maestro all’università di Pisa, che molto volentieri pubblico.

Giorgio Gargani non aveva detto a nessuno la verità sul suo male, e il motivo, come avevo intuito non appena lo avevo saputo, non più di dieci giorni prima del suo decesso, e come d’altra parte mi aveva confermato al funerale il figlio maggiore Alberto, era che confessare il suo male avrebbe significato ridurre il carico dei suoi impegni e del suo lavoro. Giorgio Gargani ha lavorato, scritto, studiato, partecipato a conferenze fino a pochi giorni prima della sua morte, e questa passione per la filosofia, per il rigore incessante del pensiero, è stato il contrassegno, direi le stimmate della sua intera vita. Giorgio Gargani ci ha lasciato senza alcuna concessione al pettegolezzo, senza alcuna concessione all’esibizionismo, neppure quello, che solitamente ma certo erroneamente tendiamo a scusare, della malattia e del disagio. Confessare pubblicamente il male che lo aveva colpito, o che forse era semplicemente esploso, a causa delle profonde sofferenze da lui subite negli ultimi anni, per la morte della compagna della sua vita, Paola, e del fratello maggiore, che per lui era stato come un padre, confessare quel male avrebbe significato suscitare negli altri un atteggiamento compassionevole e richiedere speciali riguardi, tutto ciò che Giorgio Gargani non voleva, non per moralismo, né per una visione bigotta della vita, tutt’altro: per continuare ad avere la libertà di essere ciò che era. Il coraggio di essere è il titolo di un libro di Aldo Giorgio Gargani sulla cultura mitteleuropea, ma il titolo esprime al meglio la tonalità emotiva dell’esistenza di Giorgio Gargani.

Nell’ottobre del 2008 Giorgio Gargani mi aveva onorato della sua partecipazione alla presentazione di un mio libro, proprio nell’Aula Magna nuova della Sapienza di Pisa, dove anche ha tenuto, nel maggio del 2009, l’ultima lezione della sua vita, nell’ambito delle celebrazioni dell’anno galileiano. Pochi giorni prima della presentazione ero andato a trovarlo nella sua casa, in quella che è stata la sua ultima casa. Giorgio Gargani non stava bene, aveva febbri alte che non riusciva a eliminare, così mi disse quando mi accolse, facendomi accomodare nella sala con le finestre che davano sulla strada. Nella sala dove mi aveva accolto non c’erano libri, ed era la prima volta che entravo in una casa di un professore universitario senza avere la vista sovrastata e devastata dalle immagini di migliaia di volumi ma, avevo subito dopo pensato, questo era in fondo proprio quello che avevo imparato da Gargani, che il mondo non è solo il mondo dei filosofi, come la maggior parte dei filosofi pensa, e neppure il mondo dei libri, come la quasi totalità dei professori universitari effettivamente pensa. Spero di non peggiorare, mi avevo detto, perché ho letto il suo libro e verrei molto volentieri; aveva preso in mano il mio libro, e io mi ero accorto che il libro era chiosato, piegato con le orecchie in molti punti, e poi guardando il tavolo davanti al divano dove era seduto Giorgio Gargani, di fronte a me, mi ero accorto che su quel tavolo erano presenti anche altri miei lavori precedenti, lavori che io non gli avevo certo fatto avere per la presentazione del mio ultimo libro ma che, evidentemente, Giorgio Gargani si era procurato o aveva recuperato da solo. L’ho letto due volte, mi aveva detto, e io lì sono rimasto basito, effettivamente lì l’insegnamento che avevo coscientemente ricevuto non mi aveva permesso di razionalizzare il fatto: aveva letto due volte il mio libro, pagina per pagina, riga per riga, e la riprova del suo rigore assoluto era già lì, perché mi parlava a memoria degli esempi che io avevo fatto nel libro, ricordando nomi, citazioni e circostanze. Parlammo poco, perché non stava bene, avevamo solo accennato, anzi io avevo ancora accennato all’idea, vecchia di almeno un anno, di andare a cena sul mare, magari la prossima estate, insieme al mio amico e suo altro allievo Marco Lenzi, e Giorgio Gargani aveva detto che volentieri sarebbe venuto a cena con noi, non appena si fosse rimesso ma che, cosa che in effetti sapevo dal primo anno in cui l’avevo conosciuto, nel 1988, dovevamo sapere che non aveva patente, e quindi non poteva guidare. La veniamo a prendere, gli avevo detto, perché a volte ci davamo del lei, a volte, quando lui lo ricordava, del tu, ma questo era avvenuto solo negli ultimissimi tempi. Prima di congedarmi, mi aveva chiesto di riscrivergli il mio numero di telefono, per qualunque evenienza aveva detto, e con quel sorriso accennato da grande attore di teatro, quale anche effettivamente egli era, guardando un foglio di carta sul tavolo davanti al divano sul quale Giorgio Gargani era seduto, di fronte a me, un foglio di carta su cui erano scritte alcune formule matematiche per me del tutto incomprensibili, mi aveva detto “che dice, lo scrive sotto quei limiti?”

Alla presentazione del mio libro Giorgio Gargani era ovviamente venuto, anche se aveva la febbre alta, e aveva parlato più di trenta minuti con grande profondità, con rigore e con originalità e, come avveniva sempre, e per me dall’ottobre del 1988, durante la prima lezione all’Università in cui avevo avuto modo di ascoltarlo, aveva aperto nuovi scenari e illuminato nuovi sentieri.

Quel numero di telefono servirà per la nostra cena sul mare, che ormai  potrò consumare solo nei sogni.

87 thoughts on “Addio a Aldo Gargani

  1. mi sembra che ci sia poco da fare gli spiritosi…
    i miei commenti valgono i tuoi e se i miei non ti piacciono (o non ti piace il mio intuito) puoi andare tranquillamente al diavolo o in altri posti che magari sono di tuo maggiore gradimento!!

  2. io non ho nessuna intenzione di litigare ma se ci sono qui
    personaggi di dubbia intelligenza convinti di essere spiritosi mi ci tirano per i pochi capelli che mi sono rimasti!!

  3. Carissimo Giuseppe, Marco Lenzi è un mio amico, è un allievo di Gargani ed è persona intelligentissima (nonché squisita). Sono certo che non voleva offenderti, magari si aspettava un commento più partecipato, ecco, ma non voleva offenderti. Ti chiedo io scusa per lui. Non facciamo degenerare questo thread in un litigio inutile.

  4. da quel che risulta da Google Marco Lenzi è una specie di musicista (se è lui) che non ho mai avuto il piacere di conoscere:-); accetto le tue scuse ma sarebbero più gradite le sue… mi aspettavo che Gargani morisse dall’ultima volta che l’ho visto a Pisa (un po’ di mesi fa) e la cosa quindi non mi ha stupito affatto… poi se questo disturba Lenzi sono cazzi suoi…

  5. si sono io… qualcosa in contrario?
    la foto è di qualche anno addietro però:-)

  6. si sono io… qualcosa in contrario?

    No, assolutamente. Benvenuto da queste parti. Ma perché è così aggressivetto? (anche con me, dico, che come vede la tratto con i guantini di velluto?).

  7. Caro Gabriele,
    vedi perché non scrivo più su alcun blog, neanche sul tuo? Purtroppo non c’è niente da fare. L’unica forma di comunicazione democraticamente partecipata, su internet, è il villipendio e l’insulto, o – quando va bene – il cazzeggio. Anche così, tanto per dire qualcosa, una sorta di tic.
    Che a seguito del mio ricordo ci siano commenti di certo livello, beh, mi disgusta e mi amareggia.

  8. Caro Nicola, l’estensione della partecipazione (attraverso questi mezzi, questi spazi, teoricamente accessibili a tutti) comporta per l’appunto la “deriva” verso forme di comunicazione che in contesti più controllati (protetti, ma anche chiusi, se vogliamo) non si danno o si danno un po’ meno. La scommessa (non sempre vinta, te ne do atto) è che questa “deriva” possa essere bloccata mediante l’inserimento di una funzione collettiva di autocontrollo, allorché un blog istituisce una “community” sufficientemente coesa….

  9. secsi vuole che questi luoghi non degenirino bisogna stare attenti a quello che si scrive… soprattutto nei confronti di chi non si conosce…
    grazie per i commenti così gentili su RETROGUARDIA…

  10. fermi, fermi… leggo solo ora e porgo immediatamente le mie scuse al sig. panella; non era assolutamente mia intenzione offenderlo. ho solo reagito un po’ impulsivamente a quella che mi era parsa un’annotazione superflua. mi rendo conto di aver risposto con un tono un po’ sopra le righe e di questo mi scuso di nuovo pubblicamente.

  11. comunque penso abbia ragione nicola: troppo spesso sui blog e sui forum le discussioni degenerano in sterili critiche reciproche… anch’io ne sono vittima e artefice insieme; non so bene da che cosa dipenda, ma credo che la forma di queste discussioni sia in gran parte responsabile di ciò: il fatto di non conoscere personalmente chi scrive, il fatto di non avere risposte immediate e soprattutto il limite evidente costituito dal non avere davanti a sé il proprio interlocutore in carne e ossa portano inevitabilmente (specialmente se per motivi personali si è un po’ nervosetti come lo sono io in questi giorni) ad accendere per così dire la miccia.
    si vorrebbe scrivere tanto, molto di più di quello che si riesce a fare, se non altro per rendere nel modo migliore possibile le sfumature espressive e i toni del nostro discorso (che certo non possono essere sostituiti da uno smiley…), ma ovviamente non possiamo farlo.
    ergo: forse non si addicono ai blog temi troppo ampi o profondi poiché anch’essi – i blog – sono inevitabilmente costretti entro la forma della fast culture alla quale non possono sfuggire e che informa di sé tutte queste nuovi stili comunicativi legati al web. forse stiamo pretendendo un po’ troppo da questi blog…

    mi fa piacere che panella mi abbia a sua volta teso la mano che ho teso a lui in segno di pace

  12. Ripeto… la forma indubbiamente condiziona, ma sta anche un po’ a noi piegare la forma alle nostre esigenze e, quindi, a criteri di costumanza (va beh…) che risultino produttivi per la comunicazione.

  13. nel caso dei blog ma anche dei gruppi di discussione la forma corrisponde al contenuto…
    è facile che la discussione degeneri proprio perché la dimensione che dovrebbe contenerla è inadeguata alla gamma espressiva di scrittura anche di una semplice lettera… per cui forse ad essi andrebbero riservate le notizie, non i commenti più articolati…

  14. per i blog ecc. forse non c’è ancora una configurazione mentale (e antropologica) adeguata…

  15. Giuseppe, ma a volte funziona. Più che parlare di ineluttabile corrispondenza di forma e contenuto, non è sempre il caso di adattare i contenuti alle forme? Non è possibile migliorarsi? Il blog Nazione Indiana, per esempio, funziona bene. O no?

  16. Nazione Indiana pubblica testi che poi vengono commentati talvolta assai aspramente… Funziona
    ma ha i suoi limiti e così tutti i blog letterari… La logica della rissa è forse connessa al blog?

  17. La logica della rissa è connessa anche a certe trasmissioni di politica, quelle nelle quali a un certo punto tutti si sovrappongono e urlano e non si capisce più nulla. Eppure, se la moderazione funziona e i partecipanti vengono indotti a regolare i propri interventi possono nascere discussioni interessanti. Ripeto per l’ennesima volta, non vedo perché non potremmo farlo anche noi, qui.

  18. direi che più che mai in questo caso la prova del budino è nel mangiarlo, no? 🙂

  19. Ma sì, direi di sì. Valorizziamo piuttosto gli aspetti positivi. Abbiamo la possibilità di utilizzare piattaforme di discussione sulle quali possono convergere persone che prima non si conoscevano (o che, abitando distanti, non hanno la possibilità di comunicare frequentemente) su temi d’interesse pubblico. Non è poco, secondo me.

  20. Posto un intelligente articolo del Manifesto, chiedendomi, su questo sito, se chi si prostra commosso davanti alla salma abbia mai letto una sola riga del filosofo.
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090619/pagina/12/pezzo/252807/
    TAGLIO MEDIO | di Alfonso M. Iacono
    ADDII
    La parabola filosofica di Aldo Gargani
    Studioso di Wittgenstein, è morto ieri a Pisa
    Riflettendo su uno dei suoi libri certamente più significativi, Il sapere senza fondamenti, Aldo Giorgio Gargani diceva di rispondere sempre filosoficamente in modo ritardato alle sollecitazioni che venivano dalla società. Il sapere senza fondamenti, che recentemente è stato ripubblicato da Mimesis per la cura di Arnold Davidson, uscì nel 1975. Erano passati sette anni dal fatidico ’68, e questo libro metteva in discussione alcuni capisaldi, allora dominanti anche nella sinistra critica, del concetto di verità nel sapere e in particolare nel sapere scientifico. Gargani mostrò come in molti casi i discorsi sulla scienza fossero legati ai cerimoniali della comunità scientifica e all’immagine che questa si dava. Parlò di feticci epistemologici quando altri erano ancorati a un’idea forte – in realtà rigida – di sapere scientifico e di verità della conoscenza. Era ancora l’epoca in cui si dividevano uomini e idee in razionali e irrazionali, buoni e cattivi e naturalmente gli irrazionali-cattivi erano di destra. Circolava un notevole manicheismo, nascosto e nello stesso tempo giustificato dal fatto che si era contro, un manicheismo che il ’68 aveva in parte incrinato in parte irrigidito.
    Alcuni anni dopo, nel 1979, Gargani curò per Einaudi un libro collettivo intitolato Crisi della ragione, che ospitava contributi di Bodei, Veca, Badaloni, Viano, Ginzburg tra gli altri. Anche questo volume creò qualche imbarazzo (persino tra gli stessi coautori). Eppure Gargani stava portando alle estreme conseguenze alcuni effetti liberatori del ’68 insieme a nuove interpretazioni del pensiero di Ludwig Wittgenstein, del quale era uno dei più illustri e importanti studiosi. Si deve anche a Gargani, sulla scia dei contributi di Brian McGuinnes che fu suo professore a Oxford, se Wittgenstein è passato da interpretazioni fondamentalmente neopositivistiche, in gran parte legate alla filosofia della scienza, a interpretazioni dove i giochi linguistici, le pratiche filosofiche, la psicologia, il gesto, l’arte si accompagnano al sapere scientifico e vi si intrecciano in una filosofia che Gargani leggeva come analisi delle possibilità.
    L’ultimo suo scritto pubblicato si intitola infatti Wittgenstein: la filosofia come analisi delle possibilità. È un saggio uscito sulla rivista «Il pensiero» che sintetizza la sua precedente ricerca sul filosofo viennese edita da Cortina. Rifacendosi a una lettera di Wittgenstein del 1934 scritta al grande economista Piero Sraffa, suo caro amico nonché amico di Antonio Gramsci, Gargani sottolinea l’atteggiamento antidogmatico dell’autore del Tractatus – scrive – «la filosofia è una pratica simbolica che si assume e che poi si può rilasciare o abbandonare per poi riprenderla nell’attualità di un problema (si tratti dei fondamenti della matematica, dell’esperienza privata, delle menti altrui, della certezza, del rapporto semantico fra la parola forse, termine non denotativo, e la parola mela, termine denotativo) nel quale ci imbattiamo perché intriga, turba, sgomenta il nostro pensiero e magari anche la nostra vita».
    Per Wittgenstein non c’è corrispondenza tra pensiero e realtà esterna, né, scrive Gargani, c’è un senso che diriga l’uso delle parole quando queste vengono applicate. Non c’è regola che sia causa dell’uso del linguaggio. La regola è un’ipotesi, che riguarda il comportamento degli uomini, ma non è la guida per le cose a cui gli uomini si applicano. «Una storia, una narrazione, oppure un’ipotesi: questo è ciò in cui può consistere l’espressione di una regola». Dal sapere senza fondamenti all’importanza della narrazione, Gargani ha percorso una strada che gli ha fatto riscoprire le teorie di Ludwig Boltzmann, ispiratore di Wittgenstein, il quale ha scritto: «Le nostre idee delle cose non sono mai identiche alla loro essenza. Sono solo immagini o anzi simboli, che rappresentano l’oggetto in modo necessariamente unilaterale, ma non possono fare altro che imitarne certi tipi di connessione, non intaccandone minimamente l’essenza».
    Gargani ha praticato queste idee, per esempio, in Sguardo e destino, dove la narrazione, la messa in gioco del proprio Io, la riflessione esistenziale si intrecciano per formare un’esperienza filosofica. Ha anche collaborato con Claudio Proietti per una performance filosofico-musicale sulla Vienna di fine secolo.
    Qualche anno fa Giorgio aveva deciso di andare in pensione. Poi se ne pentì. Gli mancava il rapporto con gli studenti. Tornò a insegnare negli ultimi anni, molto felicemente, senza dovere più subire l’affastellersi delle questioni burocratiche. Forse in questi ultimi anni, liberato dal peso accademico, ha potuto esprimere fino in fondo il suo piacere di fare filosofia, condividendo con chi gli è stato vicino questo gioco che qualunque rappresentazione o qualsivoglia narrazione non può descrivere né fare rivivere.

  21. Vi pare che “funzioni” NI ? A me pare che la vanità egotica e la polemica interpersonale raggiungono livelli che qui, in confronto, sono del tutto accettabili. A me che non sono proprio un intellettuale suscita una diffidenza che in altri scivolerebbe verso l’ odio della cultura. Avere cura della parola che ci è data non sembra essere attuale. Nè la deferenza rispetto a quella altrui, quando l’intenzione non è strumentale. Altrettanto doverosa è l’intransigenza verso l’errore, ma una cosa è l’errore, altra è la persona che l’esprime. Ma c’è così tanta confusione sopra e sotto il cielo che ogni contributo che dica o sottragga a proposito del tema che si è scelto dovrebbe avere spazio.

  22. Iacono si è laureato con Gargani e io l’ho visto sia con Il sapere senza fondamenti che con Lo stupore e il caso in mano:-)
    a leggere l’ha letto… se l’abbia capito fino in fondo è altra domanda:-)

  23. Luigi, in questo sito scrivono persone come Marco Lenzi e Nicola Perullo, che non solo hanno letto Gargani, ma l’hanno frequentato per anni come allievi all’università di Pisa e poi anche in privato. Io ho conosciuto Gargani da studente, ho letto numerosi sui libri (a cominciare dalla sua dissertazione su Wittgenstein degli anni sessanta) e poi i libri Sguardo e Destino, Lo stupore e il caso, Stili di analisi, La frase infinita. Anche l’autore dell’articolo da te citato, Iacono, insegna a Pisa ed è una “nostra” vecchia conoscenza (in particolare di Nicola Perullo, se non sbaglio). Secondo me sei tu che non conosci Gargani. Dai retta, rivolgi le tue premure al tuo amico Signani, ne ha più bisogno di noi.

  24. ecco, perfetto: mi sembra che superciuk abbia subito compreso e raccolto l’esortazione di gabriele… 🙂

    PS per l’amor di dio, eh, non ho nessuna intenzione di litigare qui… io l’esortazione di gabriele la raccolgo…

  25. Superciuk, come noto, non fa testo. In ogni spazio come questo appare sempre un cosiddetto troll, cioè uno che interviene sempre a sproposito. Lui si è scelto questo ruolo. Non ho ancora capito bene perché. È una sorta di tassa che bisogna pagare.

  26. Ecco, mi mancava anche in una discussione su Gargani l’intervento del filosofo superciuk.
    Ne sentivo davvero la mancanza.
    Vai a studiare, ignorante.

  27. Un ricordo da libraio del prof. Gargani. Pochi giorni fa doveva partecipare alla presentazione dell’ultimo libro del prof. Giuliano Campioni su Nietzsche ma saltò perchè non si sentiva molto bene. Ci dissero poi in privato che le sue condizioni di saluti erano parecchio cagionevoli e che non c’era da stare allegri.

    Ricordo la signorilità con la quale ha sempre frequentato la mia libreria ed in particolare il settore filosofico che gestisco nella speranza proprio di non apparire superfluo difronte a personaggi di tale statura intellettuale. E’ un piacere ed un privilegio averlo ospitato spesso anche per presentazioni nelle quali non era mai banale, prolisso e sempre sempre affascinante.

    Una grave perdita per la filosofia italiana e ancor più grave per l’Ateneo pisano di cui era figura di spicco.

  28. da “Lezioni sulla libertà di volere”, appunti di Yorick Smythies, p.67, Einaudi 2006

    “A volte vedete un pezzo di carta nel vento volare a casaccio di qua e di là. Supponete che il pezzo di carta potesse prendere la decisione: “Ora voglio andare da questa parte”. Dico: “Che strano, questa carta decide sempre dove andare, e ogni volta è il vento che la spinge. Io so che è il vento che la spinge”.
    La stessa forza che muove la carta muove anche, in un modo differente, le sue decisioni.

    Un ringraziamento, benchè umilissimo, per ogni Vostra perspicua analisi.

  29. Molto bello e commovente il ricordo di NP, grazie.
    Vedo che qui sopra si fa il solito giochino: ma avranno letto veramente i libri, e se sì li avranno capiti, etc. Giochino quanto mai odioso e sciocco.
    Io non ho una formazione da filosofo, quindi la mia conoscenza di Gargani si riduce, verso gli inizi degli anni 90, al libro su Thomas Bernhard. Mi ricordo anche che andai a una sua conferenza in quei giorni, in via S. Vitale a Bologna, forse era il Goethe Institut. E rimasi colpito molto da una cosa che mette in rilievo NP alla fine del suo testo: l’abilità nel gestire la voce e il gesto, quasi da attore.
    Devo confessare, perché no, che forse di quelle pagine, lette a vent’anni nell’esaltazione bernhardiana, non ci capii più di tanto, forse meritavano più meditazione e pazienza; sicuramente la “vera lettura” è quella che Gargani aveva fatto dei libri e degli articoli di NP.
    Ma queste cose si capiscono forse dopo una certa età, dopo che si spegne l’impazienza del leggere, questa bulimia che porta a inghiottire pagine su pagine, parole su parole.
    Grazie ancora a NP, anche per questo dettaglio.

  30. lo scomparso aveva più volte tirato lo orecchie al settarismo fanatico della sinistra. un pò di vecchia sana autocritica non guasta giat. Siete dei conservatori e come tutti i conservatori cercate di chiudere il recinto quando il bestiame è già andato da tempo via.. La carica di intollerante rissosa violenza verbale che si legge qui è out. Non funziona non serve non aiuta. Lascia la sinistra nell antichità ideologica non risponde alle richieste della società è nomenclatura e setta è interesse basso è perdente. Può servire a dare vantaggi politici in un contesto in un cui la svp premia chi si mostra buon seguace del verbo etnico ed è in grado di strutturare in modo parasovietico il gruppo etnico italiano per controllarlo meglio. Ma non fa progressi verso una svolta ideologica nazionale. È conservazione

  31. lo scomparso aveva più volte tirato lo orecchie al settarismo fanatico della sinistra.

    Interessante. Gargani si è occupato di politica? E dove? 🙂

    Non c’è nulla da fare. Uno cerca di dire due parole in memoria di Gargani e questo qui parla della Svp… difficile immaginarsi un cervellino più mignon….

  32. Gargani – a mia memoria una volta sola- si presentò come candidato in una lista politica
    capitanata da Massimo Severo Giannini… poi non ho notizia di suoi
    interventi in campo politico contro la sinistra ecc. ecc.

  33. Giuseppe, lascia perdere. Questo superciuk, come ho già detto, interviene solo per replicare la sua litania personale. Potremmo pubblicare un post su un matematico giapponese o su un cuoco neozelandese. Lui farebbe sempre il suo solito intervento. Fra l’altro, è del tutto tristemente evidente che fino a ieri l’altro (quando ha letto qui il suo nome) di Gargani lui non ne sapeva nulla. Madonna che tristezza.

  34. Pingback: FYI Central - » June 25th. Farrah Fawcett & Michael Jackson & others went home…

  35. Caro Marco,
    ti ringrazio per aver pubblicato il bellissimo ricordo sentito, partecipato e preciso – del nostro comune amico, Nicola Perullo.
    Significative poi,le parole che hai speso su uno dei più grandi maestri del Novecento filosofico italiano ed europeo che tutti noi abbiamo conosciuto, ciascuno a suo modo. Anch’io l’ho conosciuto nel 1988 come Nicola, sui banchi dell’università. Mi sono laureato con lui nel 1995. E ricordo sempre che dopo un po’ di lezioni, quell’anno, mi soffermai a parlare con lui di Musil. Siccome stava uscendo dal dipartimento lo accompagnai quasi fino a casa. Fu il nostro primo colloquio, amabile e sereno.
    Per ora ringrazio tutti quelli che ne parlano tenendo conto della persona eccezionale quale era e dell’opera sua, che con il tempo acquisterà sicuramente sempre più valore e sempre più importanza nella misera cultura (filosofica, scientifica e letteraria) nostrana che, talvolta, è fatta di squallidi battibecchi e d’indigenza ributtante. Non ho da dire nient’altro su Gargani. Almeno per il momento.
    Con stima e simpatia
    Marco G. Ciaurro

  36. grazie marco,
    la stima e la simpatia sono ricambiate. ti mando un caro saluto.

    (l’articolo di nicola però non l’ho pubblicato io, l’ha pubblicato gabriele di luca qui sopra, in questo suo blog)

  37. Mi è dispiaciuto moltissimo apprendere la notizia, sono stato fortunato ad essere uno dei giovani studenti che ha seguito uno dei suoi ultimi corsi su Wittgenstein all’università di Pisa (Storia della Filosofia Contemporanea).

  38. ciao aldo mi viene la pelle d’oca, appena lo saputo tutte le tue interviste su wittgenstein non ne ho persa una ,tu solo ai capito l’essenza della vita e hai compreso affondo il pensiero di wittgenstein , come spiegavi tu nessuno lo sapeva fare e nesssuno lo sapra mai fare . ADDIO GENIO DELLA FILOSOFIA HAI LASCIATO UN GRANDE VUOTO QUEI RIFERIMENTI A RUSSEL A FREGE E TUTTI GLI ALTRI CHE ANNO INFLUENZATO IL PENSIERO DI WITT…… E LE CITAZIONI IN TEDESCO SU WIITT….. RIMARANNO NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA TU MI HAI FATTO COMPRENDERE WITTGENSTEIN GARZIE …………………… GENIO

  39. @ paddo
    non tollero simili link, qui. la risposta la trovi nel post ‘germania pallida madre’.

  40. @Marco Lenzi
    L’ho inserito qui soltanto perchè qui ho trovato il tuo più recente intervento.
    Nessun altro motivo.

  41. Scusate per la non coretta sintassi ho scritto il tutto con un blocco mentale , incredulo per la scomparsa del Prof.

  42. Sono laureato in Estetica a Bologna. Ho avuto la fortuna di sentire Gargani quattro volte.

    Un grande. Per me insuperato.

    Ringrazio chi mi potrà aiutare nel ricordo.

    Chi mi segnalerà saggi ed articoli.

    I testi pubblicati dovrei averli tutti.

  43. Marco, sei un uomo fortunato, perche hai avuto la possibilita di ascoltarlo per ben quattro volte…. hai detto bene un grande , un ‘ innovatore della filosofia,e del pensiero wittgeinstaniano … alla fine il cerchio si chiude , non si puo giustificare all’ infinito l’ essenza della vita la ragione deve piegarsi alla fede , alla teologia , ed infine alla meditazione dell’ infinito…. saluti

  44. concetto, sei davvero un grande, imiti un imbecille alla perfezione… un caro e devoto saluto.

  45. Ti ringrazzio marco, anche tu sei un grande…… ma artista… e gli artisti vanno trattati in un certo modo …….vedono il mondo, solo soto il profilo filosofico, come il grande Heidegger
    e sfilano di solito dei bilanci apocallittici del mondo….ci sarebbe molto da dire ,comunque
    per puro caso la sorte mi ha fatto incontrare un consimile , no di vena artistica … ma sulla scia dell’imitazione ,essendo lui un originale della perfezione….. un caro e dovuto saluto….
    devi raffreddare la lingua, prima di venir a parola …come si usava nell’ antica ” Sparta ”
    n.b… non ti arrabbiare perchè quando uno si incavola il corpo rilascia un enzima triptofanoidrossilasi, che momentaneamente non ti fa ne connettere ne concentrare….
    essendo un ‘ artista non te lo puoi permettere…. ricordalo sempre. Spero che diventeremo
    amici….. da una spina nasce la rosa… ti abbraccio concetto.

  46. ma concetto, non c’è bisogno di diventare amici: lo siamo già. un abbraccio anche a te.

  47. Aldo Gargani: chi era costui? Lessi da giovane DOCENTE universitario (non studente, come ho scritto prima) il suo libro sulla fisica di Hobbes e rimasi sconcertato. Aveva capito nulla di Hobbes. Che pensiero ha lasciato in eredità? La filosofia continua a navigare o nell’erudizione libresca (Gargani) o nelle pazzie alla Severino o alla Cacciari, che non possono essere nemmeno criticati in quanto scrivono cose incomprensibili partorite dalla loro fantasia come giochi linguistici. Il grande assente è ancora il diritto naturale, che, in quanto naturale, non può essere della sola natura umana. Si alimenta ancora il fetore dell’antropocentrismo. Tutti i filosofi avrebbero bisogno di un clistere di diritto naturale, nella speranza che purificandosi l’intestino si purifichino anche il cervello uscendo dalla palude del’antropocentrismo dei valori morali. La filosofia odierna è una spazzatura. Gargani: chi era costui? Il mondo umano non è diventato povero senza di lui, che certamente non ha contribuito a migliorare l’uomo.

  48. Pezzi di merda siete voi, come marcolenzi, che giudicate sulla base di quanto scrivono i disonesti ignoranti che non hanno letto il mio saggio.impostato sul diritto naturale, inteso come diritto all’autoconservazione. E tale diritto, in quanto naturale, non può essere della sola natura umana. Il diritto naturale discende dalla legge naturale che dice che ogni essere vivente tende alla sua AUTOconservazione. Il limite del diritto naturale di uno è il diritto naturale di un altro, come nella catena preda-predatore. Altrimenti non dovremmo usare nemmeno gli antibiotici per uccidere i batteri. Coerentemente io sono vegetariano dall’età di 10 anni, mentre voi probabilmente siete dei carnivori impostori che non avreste il coraggio una volta nella vita di andare a ricavarvi da voi la bistecca in un mattatoio. E gli impostori mi fanno schifo. La frase incriminata (che attende ora il giudizio di altri ignoranti, quelli della Cassazione) voleva dire chiaramente che, se non esiste il diritto naturale, allora vale soltanto il diritto positivo fondato unicamente sulla volontà del legislatore. Il diritto della forza. Questo non lo capì nemmeno quella testa di cazzo di Norberto Bobbio, che non poté giustificare con il suo giuspositivismo il suo passaggio dal fascismo all’antifascismo durante la guerra, saltando sul carro dei vincitori. Ed oggi viene ricordato come un grande giurista. Fu invece una banderula, incapace di rendersi conto di tutte le sue contraddizioni. Gli salvo soltanto i suoi studi storici su Hobbes. Ma come giurista avrebbe dovuto fare un altro mestiere. Non capì che sulla base del suo giuspositivismo (fu fiero avversario del diritto naturale in “Giuspositivismo e giusnaturalismo) vale solo la volontà dello Stato, cioè della forza, e tutto si giustifica, anche il fascismo ed il nazismo con le camere a gas. Questo non lo capì nemmeno Benedetto Croce con il suo includere il diritto nella categoria dell’economia. I disonesti hanno estrapolato una mia frase da tutto il contesto per attribuirmi un pensiero contrario, utilizzando la conclusione ed omettendo la premessa, come se io avessi fatto l’elogio delle camere a gas. Incredibile. Il saggio di 70 pagine incluso negli Annali della Facoltà è stato poi riportato con lo stessotitolo inun volume da me pubblicato con lo stesso titolo: “Scontro tra culture e metacultura scientifica:l’Occidente e il diritto naturale”. Prima di offendere bisogna informarsi bene conoscendo lo scritto razza di disonesti. Mentre io sono in grado di criticare quello stronzo di Gargani per più di un suo libro. Chi sostiene un sapere senza fondamenti, sulla solita scia allora alla moda di Nietzsche-Heidegger-II Wittgenstein e ha persino utilizzato la relatività di Einstein senza averne capito un cazzo (perché Einstein credeva nell’oggettività della conoscenza scientifica e la relatività di Einstein non significa relativismo in senso filosofico) dovrebbe coerenemente affermare che non ha fondamento nemmeno il credere che sia la Terra a girare intorno al sole e che questa sia solo una convenzione linguistica. La filosofia odierna naviga nella palude del relativismo e nella confusione tra morale e diritto. Ma con la morale, che esprime valori legati a determinate tradizioni culturali, se non sono i valori dei vincitori, non si uscirà mai dal “conflitto mortale tra valori morali”(Max Weber).. Se ne esce solo con il diritto naturale, metaculturale. Quelli che sono intervenuti nei commenti sono espressione della palude del relativismo e della grande confusione che hanno in testa, pretendendo di dare lezioni a me. Siete dei pezzi di merda, come lo fu Gargani senza accorgersi di esserlo. “E cortesia fu lu esser villano” (Dante, Inferno XXXIII, 150).. .

  49. Lei evidentemente, “signor” Melis, è un gran codardo: nel delirio di cui sopra ci ha fatto poco gradito dono è riuscito a dare dello “stronzo” e della “testa di cazzo” a due uomini, che pur nella criticabilità delle loro idee, sono sicuramente stati più utili al pensiero di quanto lo sia lei; e che sono morti, e dunque non possono rispondere ai suoi davvero ineleganti insulti.
    Lei, “signor” Melis, da quello che leggo su di lei e da quello che leggo scritto da lei, è a dir poco degno unicamente di commiserazione.

  50. Voi siete utili soltanto all’espansione della malattia mortale della Terra che è l’antropocentrismo, che è la causa di tutti i dissesti ambientali della Terra. Voi non potete avere argomenti contro di me. E se ho usato delle volgarità l’ho fatto perché sono stato io ad essere insultato per primo, mentre nel mio primo commento non ho usato volgarità. Io non usato per primo l’espressione “omo di merda”, che vi meritate tutti voi visto che non avete avuto alcunché da dire nei confronti di chi mi ha insultato con tale espressione. Né d’altronde ho bisogno di chiedere a quell’individuo di chiedermi scusa, perché me ne faccio nulla delle scuse di simili individui. Se Gargani avesse studiato il Tractatus opticus di Hobbes (che rimase inedito e fu pubblicato per la prima volta nel 1963 nella Rivista critica di storia della filolosofia dal prof. Franco Alessio,di cui fui assistente a Cagiari), se Gargani avesse studiato bene la matematica e la fisica di Hobbes (su cui ho scritto due saggi negli Annali della Facoltà di Magistero di Cagliari), se avesse letto l’opera di F. Brandt (T. Hobbes Mechanical Conception of Nature) sulla fisica di Hobbes, non ne avrebbe fatto un convenzionalista. Hobbes fu il primo a capire nel Tractatus opticus che il cielo è buio anche se vi è la luce. Capì meglio di Cartesio che, distinguendo tra lumen (radiazione) e lux (visione) “ablato omni vidente” la luce (lux) in se stessa non esiste. Hobbes diede la prima vera dimostrazione della legge di rifrazione della luce, là dove era fallito Cartesio e dove falliranno Leibniz e Newton con il loro affermare che la luce si trasmetteva più velocemente nei mezzi più densi. Cosa che a Hobbes appariva paradossale. E Gargani avrebbe capito che dietro l’apparente convenzionalismo e fenomenismo di Hobbes stava un realismo oggettivistico e materialistico sul presupposto dell’esistenza di una materia in movimento ridotta alle sue qualità primarie, e non soggettive. E uno studioso di Hobbes come L.Stephen (Hobbes, 1904) smontò l’interpretazione convenzionalistica della logica di Hobbes scrivendo che ” fabbrichiamo noi le chiavi, ma non tutte le chiavi aprono ciò che è chiuso a chiave”. Ma essendo tarato sin da giovane dal tarlo del convenzionalismo, Gargani continuò ad andare avanti con il paraocchi del convenzionalismo andando a cercarlo dove meglio poteva trovarlo (a partire dalla stronzata di Nietzsche secondo cui non esistono verità ma solo interpretazioni, non accorgendosi che in tal modo anche tutto ciò che egli aveva scritto contro il cristianesimo ed altro non era una verità ma solo un’interpretazione). E chi si contraddice è meglio che taccia per sempre. Gargani non si è misurato con ciò che hanno scritto sul valore oggettivo della conoscenza scientifica scienziati come Schroedinger, Bohr, Heisenberg e Einstein. Io non sono su Wikipedia come Gargani (ma chi ve lo ha messo?), ma non ho mai scritto stronzate come Gargani.e Rovatti. Gargani è conosciuto solo da quelli che lo conobbero e non rimarrà traccia di lui nella storia della filosofia. D’altronde un filosofo che oggi non affronti le tematiche più inquietanti del nostro tempo, che riguardano la cosmologia e biologia evoluzionistica, per smontare una buona volta le aride ed inutili analisi del linguaggio, è destinato a dire solo stronzate (Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005). E gargani ha sprecato tutta la sua vita dicendo solo stronzate.
    E tornando a quei disonesti che, non sapendo avere altre armi contro di me, sono andati a ripescare la solita e aberrante accusa di antisemitismo, che si scomodino a leggere il mio saggio, riportato nel mio citato testo di 800 pagine. Che si scomodino andando ad ordinarlo in una libreria, prima di continuare ad azzardarsi in accuse tratte dalla spazzatura di certi siti. E a quel Gianluca Trotta (chi è costui?) che mi accusa di codardia perché critico dei morti (come se i morti non potessero essere criticati- roba da matti perché allora non si dovrebbe scrivere la storia) e che ritiene meritevoli due uomini (penso che si riferisse a Gargani e a Bobbio, dimenticandosi di Croce, di quel ridicolo individuo dello Spirito assoluto che cammina sulle quattro zampe delle quattro categorie, estetica, logica economia ed etica, come se l’uomo incarnasse lo Spirito assoluto in questo sperduto pianeta che è la Terra) rispondo che di individui come Gargani e Bobbio il mondo umano dovrebbe fare a meno volentieri. Bobbio appartiene alle anticaglie del diritto, muto, sordo e cieco, inutilizzabile di fronte alle problematiche del nostro tempo che investono le condizioni stesse della sopravvivenza della vita sulla Terra a causa della furia predatrice e devastante dell’uomo, che si sente ancora biblicamente padrone della Terra. Quanto all’omuncolo Gargani, me lo si faccia dire volgarmente: ma chi cazzo era costui? Quanto ora ho scritto lo ripeterò nel mio blog. pietromelis.blogspot.com. Alla faccia di tutti i disonesti che ancora mi accusano senza mai avere letto una riga dei libri che ho scritto. Disonesti e stronzi. Non replicherò ulteriormente in questo sito. Non vale la pena di perdere altro tempo con disonesti simili. . .

  51. Ho scoperto chi è marcolenzi (fallito in filosofia nonostante una laurea con Gargani maestro e fallito in musica) e, dopo avere letto la sua “dotta” dissertazione sulla musica classica con il suo avere ricompreso Stockausen nel pop denigrando direttori e pianisti del livello di Muti, Abbado e Pollini, ho ascoltato qualcosa di suo su you tube e gli ho lasciato questo commento nel suo blog.
    Questo marcolenzi è da manicomio “musicale”. I matti del manicomio Basaglia dove ha eseguito un pezzo con un pianoforte scelto perché scordato in ogni nota erano più sani di mente di lui. Dice che la musica classica (impropriamente detta tale perché è circoscritta al periodo che sta tra il barocco e il romantico) vive fuori del mondo in suo tempo ormai fissato. Ma che coglionate sono queste?. L’inizio da brivido del requiem di Mozart (solo un esempio) trascende qualsiasi limite di tempo e crea tuttora emozioni indicibili, mentre la musica “colta” d’oggi è solo cacofonia. E’ stato accertato scientificamente che il cervello recepisce come disturbo la dissonanza, che è innaturale. E la “musica” di marcolenzi non è nemmeno cacofonia ma solo uno scorreggiare. Ma meno male che delle sue scorregge non rimarrà memoria nella storia della musica. CHe fa? MI censura? Visto che sono nel suo blog in attesa di moderazione. Moderazione eguale censura? Io nel mio non censuro alcuno. Nemmeno chi mi offende. So offendere anch’io. Ma con ragione. .

  52. Signor Melis, adesso le dico qualcosa io. Questo blog non è disponibile a trasformarsi in una palestra per offese reciproche. Se a lei la produzione filosofica e letteraria di Aldo G. Gargani non piace va benissimo. Coltivi con gioia le sue preferenze filosofiche e musicali e viva in pace. Questo post è stato concepito da una persona (cioè da me) che ha opinioni diverse dalle sue. Altri amici hanno condiviso il dispiacere per la perdita di quello che è stato per loro un maestro. Anch’io cerco sempre di non censurare nessuno. Ma a un certo punto la censura diventa l’unico modo per evitare di cadere troppo in basso. Spero che il suo commento precedente sia davvero l’ultimo redatto in modo così astioso e sterilmente aggressivo. Grazie.

  53. Anche se non ne vale molto la pena, vorrei ribattere a una cosa scritta da Melis:

    …che mi accusa di codardia perché critico dei morti (come se i morti non potessero essere criticati- roba da matti perché allora non si dovrebbe scrivere la storia)

    C’è molta differenza fra criticare i morti (il loro pensiero, essenzialmente) e apostrofarli con epiteti ingiuriosi. Spero che almeno si renda conto di questa non sottile differenza.

  54. caro gabriele, scusa se abuso della tua ospitalità eh, ma se uno legge ‘istigazione all’odio razziale’ e ‘omofobia’ a proposito di una certa persona che oltretutto si era già presentata dando dell’idiota a una delle persone più intelligenti che abbia avuto questo paese negli ultimi cinquant’anni, c’è da stupirsi se poi viene definito ‘omo di merda’?
    quanto a lei, melis, dopo aver letto il suo ultimo intervento qui sopra mi fa davvero una gran pena. penso sia una persona alla quale è mancato tanto affetto.

  55. o, scusate ‘un ce la faccio proprio a esser serio… rileggo e vedo scritto:

    E la “musica” di marcolenzi non è nemmeno cacofonia ma solo uno scorreggiare. Ma meno male che delle sue scorregge non rimarrà memoria nella storia della musica.

    AH AH AH AH AH AH AH AH AH!!!! bellissimo… mi rimangio tutto quello che le ho detto, melis. lei rimane un imbecille ma io, a dir la verità, un po’ d’affetto, se vuole, son disposto a darglielo.

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