Il patriottismo “sano” e la lezione del passato

Il contrasto non poteva essere rappresentato con più forza. A pagina 5 dell’edizione del Corriere dell’Alto Adige di ieri: da un lato la bella notizia della cittadinanza onoraria conferita dal sindaco Spagnolli e dal consiglio comunale di Bolzano a Franz Thaler, vittima e testimone della follia nazista; dall’altro il desolante resoconto su un gruppo costituitosi in internet, su Facebook, per insultare pesantemente gli stranieri residenti in Sudtirolo e auspicarne l’annientamento. Due mondi diversi, incomunicabili, accostati su una stessa pagina come a voler formulare una domanda alla quale non possiamo sottrarci: perché riusciamo a imparare così poco dal nostro passato?

Recentemente, la Süd-Tiroler Freiheit, uno dei partiti più seguiti dai giovani, ha lanciato l’ennesima campagna autopromozionale: “Siamo patrioti, non nazisti idioti”. Distinguere tra un patriottismo “sano” e un patriottismo sciovinista e nazionalista appare necessario perché il confine non è poi così netto o facile da tracciare. Se ne deve essere accorto persino l’autore di quella pessima iniziativa lanciata su Facebook, il quale non ha peraltro usato come simbolo d’identificazione una svastica, bensì proprio l’aquila tirolese. In uno dei suoi messaggi, scritto sentendo il fiato dell’attenzione pubblica sul collo, ha così tentato una maldestra virata verso toni apparentemente più accettabili: “Questo gruppo non appartiene alla destra radicale, razzista o nazista! Non abbiamo niente contro gli stranieri che lavorano e vogliono vivere in pace! Vogliamo fermare l’immigrazione e denunciare gli stranieri criminali e illegali…”. Sono forse queste le frasi che si accordano a un patriottismo “sano”, che dovremmo accettare? C’è di che dubitarne.

Torniamo dunque alla domanda iniziale: perché non riusciamo a imparare dal nostro passato? Prima di tutto perché ne sottovalutiamo la perdurante influenza ritenendolo, per l’appunto, “passato”. Veramente passato può essere però solo ciò che abbiamo completamente dimenticato, oppure ciò che abbiamo completamente compreso, vale a dire superato. Nel caso dell’eredità di violenza consegnataci dal nazi-fascismo noi abbiamo il dovere di fare in modo che si verifichi soltanto la seconda opzione. Occorre cioè approfondire con tutte le nostre forze gli argomenti desunti dalla memoria in nostro possesso rivolgendoli contro gli appannamenti del suo significato, spesso frutto d’ignoranza e superficialità. Bisogna capire sempre meglio e sempre di nuovo il male che “è stato” – come ha scritto Primo Levi – ed estirparne le radici rimaste. Ovunque esse si trovino e qualunque siano le forme che assumono.  

7 thoughts on “Il patriottismo “sano” e la lezione del passato

  1. Quanto ne so io Goethe dovrebbe essere un esempio di un patriotismso sano. Ma tu che sei stato per tanti anni nel paese dei “Dichter und Denker” dovresti saperne di più.

    Secondo mè un patriotismo sano non si riconosce in prima linea dalle sua intesità, mà se è bilanciato da un contrapeso, da una apertura universale che riesce mettere il proprio in dialettica con il diverso.

    Se si vuole essere dei buoni patrioti però non si puo essere ignoranti, perchè un patriota ignorante esalta il proprio, perde le misure e mette tutto in ridicolo findendo in quel
    sciovismo.

    Di questo tipo di patriota ne troviamo qui in abbondanza, di tutti colori e di tutti tipi.

  2. A Goethe dobbiamo il concetto di Weltliteratur. Partire dal particolare per attingere l’universale, da Weimar al giardino botanico di Palermo e ritorno. An Neckars Weiden, am Rheine, Sie alle meinen, es wäre Sonst nirgend besser zu wohnen. Ich aber will dem Kaukaus zu! Ha scritto Hölderlin. Il più grande poeta “tedesco”.

    Ringrazio gorgias per questo suo bel contributo.

  3. Non ho mai capito il patriottismo. L’unica cosa convincente sul tema che ho letto è stata in un’intervista a Jospeh Zoderer di qualche anno fa in cui lo scrittore parlava dell’unica patria possibile ovvero della “patria dei ricordi dell’infanzia” (con parole molto belle su quel ruscello, e proprio quello lì, non altri, e sulla mamma che lava le tue braghette – o lederhoses che siano – brontolando…). E’ vero. I luoghi dove sei nato e cresciuto mantengono nel tempo un’aura particolare. Sono “illuminati dalla luce del passato”, per dirla con un altro scrittore.
    Per il resto, capisco il genius loci, sì, i luoghi, i territori, hanno una storia, delle caratteristiche specifiche, che vanno comprese, che possono piacere o non piacere…ma questo non è patriottismo. Il patriottismo è “amor di patria”, e a me pare una stronzata.

  4. Perchè dovrebbe essere una stronzata l’amor di patria o amor di Heimat che dir si voglia? Bisognerebbe forse esserle indifferenti o detestarla per sembrare più aperti e cosmopoliti?
    Come sarebbe inquadrabile il senso civico e l’impegno politico onesto se uno non amasse il luogo in cui vive e la sua gente? Nel mero rispetto dei 10 comandamenti?
    Ed è razzismo sentirsi Tirolesi e non Italiani? allora lo è necessariamente anche sentirsi Europei e non Africani. A me l’Africa piace, però non mi sento africano. Sono forse razzista? Ma certo, è ovvio: di sicuro ce l’avrò su coi neri! Sudtirolese ed Europeo, se poi ci aggiungiamo che sono anche maschio e bianco forse sono ancora peggiore di Hitler!!!

  5. Franz Thaler è un uomo, che ha dato tanto alla nostra popolazione…e la mia sfida è che non vengano solo onorati i caduti, ma anche tutti quelli che hanno avuto il corraggio di dire no, spesso pagando con la loro vita! Alle nostre “Heldengedenksfeiern” di ciò ci si dimentica troppo spesso!

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