Del tutto innocente

In quel mondo spiritoso e volubile come la fiamma aggressiva e vacillante del gaz, l’astrazione esatta non era preveduta: il baratro spettrale della luce elettrica non s’era ancora spalancato dinanzi agli uomini. In teatro si leggeva il libretto al fumo di una candela e, sulla scena, la pece greca poteva rappresentare, senza opposizione, la collera degli elementi. Anche la matematica soffriva l’umidità; e la meccanica, che viveva in buona lega con il legname, scricchiolava faticosamente e si schiantava ai primi geli rimanendo ostruita e ferma sotto le stagioni. Allora eran permesse soltanto le invenzioni buffe; le burle che facevan crepare dal ridere eran di moda; c’era per la musica e per la danza del fanatismo e del furore; l’Italia da Venezia a Napoli era un solo carnevale, del tutto innocente.

Bruno Barilli, Il paese del melodramma, Adelphi, pag. 57

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