La scelta del partner di “blocco”

Blockfrei: ricordate il concetto? Quattro anni fa la Svp decise di puntare a difendere le prerogative della comunità sudtirolese “a denominazione etnica controllata e garantita” senza cercare più alleanze o commistioni con i vari ed eventuali raggruppamenti “italiani”. La divisa era: chi fa da sé fa per tre. Le ultime vicende riguardanti il governo dei tecnici hanno però mutato radicalmente lo scenario. Adesso – come titolava il 27 novembre la Dolomiten – si cercano partner “di prima fila”. Il che significa qualcuno che possa coadiuvare la missione del partito di raccolta in un contesto, quello del parlamento romano, avvertito pregiudizialmente come ostile.

Per questo motivo nelle stanze del potere locale si sta osservando con particolare interesse quanto avviene nel campo del centrosinistra, impegnato nella scelta del futuro leader del suo maggiore partito e con ciò del candidato premier per le future elezioni politiche. È possibile segnalare, a questo proposito, quale sia la preferenza in vista del ballottaggio di domenica? Il cosiddetto “usato sicuro” di Bersani o lo “stil novo” di Renzi? Conoscendo l’indole conservatrice preminente di via Brennero, non è difficile intuire che una vittoria di Renzi si configurerebbe come un’incognita ad elevato tasso di rischio. Il sindaco di Firenze, del resto, si è già segnalato in passato per alcune esternazioni non propriamente elogiative nei confronti della nostra e di altre “specialità” affini. Sarà dunque interessante verificare in che termini, nel loro sprint finale, Bersani e Renzi si posizioneranno rispetto alla temutissima agenda Monti. La percezione è che quanto più l’uno o l’altro daranno l’impressione di condividere il modus operandi e l’orientamento dell’attuale (e qualcuno pensa anche prossimo) Presidente del Consiglio, tanto maggiore sarà la freddezza della Svp al riguardo. La fine della stagione “Blockfrei” potrebbe allora portare a sviluppi inediti.

Non è ovviamente nostro compito sindacare sull’opportunità di una simile inversione di tendenza. Finché il punto di vista resterà ancorato all’esclusiva tutela degli interessi della minoranza tedesca e ladina, il comportamento della Svp risulterà inevitabilmente guidato da un principio di strumentalità (il criterio dell’utile prevale su ogni altro). Si tratta di uno stato di cose che possiamo comprendere, senza necessariamente considerarlo il migliore possibile. Eppure non esistono stati di cose immutabili. Se per esempio il processo d’erosione che ha ormai intaccato il consenso indirizzato alla Svp dal mondo tedesco dovesse approfondirsi in modo ulteriore, non è escluso che altre ragioni, oltre a quelle dell’utile, facciano la loro inedita comparsa. In tal caso si potrebbe sperare che la scelta del partner di “blocco” non si configuri come la solita tattica a corto raggio, ma ponga in essere un reale mutamento strategico e forse di più ampio respiro.

Corriere dell’Alto Adige, 29 novembre 2012