Sugli alpini

Fortuna che non abito a Bolzano e quindi dell’imminente adunata degli alpini (si parla di cifre a cinque zeri) potrò al massimo percepire una eco lontana. Un tema comunque che mi piacerebbe sviluppare è questo: perché non esistono voci critiche al riguardo, voci – voglio dire – capaci di esporre questa critica in uno spazio pubblico organizzato secondo uno schema top-down (giornali, televisioni, radio)? In effetti è proprio così. Nei confronti degli alpini, tutti (sto parlando ovviamente di tutti i mezzi d’informazione in lingua italiana, anche se non solo) si dimostrano, se non proprio entusiasti o compiacenti, almeno molto tolleranti. L’adunata viene vista come un’allegra rimpatriata di buontemponi dediti al culto del cameratismo e dell’allegria alcolica, e dei soldati (in fondo si tratta di ex-soldati, no?) affiorano solo quei tratti edulcorati che fanno legittimamente storcere la bocca a chiunque non si accontenti di una rappresentazione molto retorica della loro ragione sociale (appunto: siccome però a storcere la bocca sembra di fare qualcosa di particolarmente strano, alla fine si è quasi costretti a supporre che la maggioranza delle persone sia ghiottissima di tale retorica). Insomma, al pari dei morti, a quanto pare anche degli alpini non se ne può dire che bene. Ma perché?

Sarei rimasto senza una plausibile risposta se non avessi letto (qualche minuto fa) un’eccellente analisi di Hans Heiss. Lo storico e consigliere provinciale dei Verdi ha eseguito (da par suo) un’assai brillante disamina del fenomeno degli alpini, confrontandoli (ovviamente non assimilandoli) agli Schützen.  Consiglio veramente di cuore di leggere queste righe di Hans Heiss. Sono come un raggio di luce gettato nel buio pesto di chi in genere – affrontando questi argomenti – non fa che rimestare nel solito torbidume di sempre [eccone un esempio].

L’articolo di Hans Heiss lo potete leggere QUI.