Un passo avanti ragionando sulla direzione

Archiviati i due più importanti congressi politici di primavera – quello dei Freiheitlichen e della Svp – il dato saliente sembra questo: uno dei temi più caldi della prossima campagna elettorale provinciale sarà costituito dalla discussione sul Libero Stato del Sudtirolo (sognato dai primi) versus l’Autonomia integrale (caldeggiata dai secondi). Si trattasse solo di un’oziosa disquisizione accademica ci sarebbe nulla di male. Proporre però simili argomenti all’interno di un discorso che coinvolge la scelta e l’indirizzo di un nuovo governo può risvegliare quegli “spiriti animali” e quelle passioni identitarie che, nel nostro contesto, ci hanno sempre nuociuto.

La prima cosa da dire – almeno per tentare di riconquistare un piano razionalmente praticabile – è che ogni ipotesi di revisione profonda del nostro assetto istituzionale è una scommessa che non può essere fatta se non si comprendono bene i vantaggi e gli svantaggi che essa pone inevitabilmente sul tappeto. Ma provate a chiedere per esempio quali siano, questi vantaggi e svantaggi, a chi adesso suona il tamburo del cambiamento radicale. Otterrete risposte assai vaghe o, peggio, suscettibili di essere interpretate come un mero delirio di onnipotenza. Del resto, difficile trattenere chi già può molto dalla tentazione di qualsiasi azzardo. E per quanto riguarda gli “italiani” – dei quali a facili parole nessuno nega l’utilità di un apporto sinora guardato con imperturbabile sospetto – una soluzione è senza dubbio dietro l’angolo, no? Basta vaneggiare di una possibile trasformazione del “loro” ex Stato di appartenenza in “potenza tutrice” o magari di un ennesimo doppio o triplo passaporto al quale tutti sarebbero ovviamente felicissimi di dare l’assenso.

Negli ultimi tempi abbiamo ascoltato parecchie aberrazioni argomentative come sottofondo al canto di queste nuove e vecchissime sirene. Per esempio che l’autonomia non sia qualcosa di definitivo, ma soltanto una soluzione “transitoria”; oppure che, dopo molti anni di contrasti, è finalmente giunto il momento di una pacificazione duratura. Per non parlare di chi afferma che noi sappiamo fare comunque tutto meglio e allora vogliamo fare tutto da soli. Beata ingenuità! Neppure con un’Autonomia integrale o dando vita a uno Stato Libero sarebbero garantite la pace e l’efficienza eterne.

Nata invece da un faticoso compromesso, l’autonomia di cui adesso disponiamo è un meccanismo obbediente a equilibri delicati e comunque bisognoso di costante sorveglianza. Il che poi non deve certo impedirci di fare un passo oltre l’esistente. Bisognerebbe solo ponderare meglio la direzione nella quale ci vogliamo muovere.

Corriere dell’Alto Adige, 29 marzo 2012