Schlimme alte Zeit

A pag. 6 dell’edizione odierna della Tageszeitung c’era un interessante articolo sulle opzioni del 1939 – “Es war eine schlimme Zeit” –  raccontate dal punto di vista di Rosa Ferdigg, all’epoca ovviamente una bambina, figlia di “Dableiber”. Pur nel contesto tragico, l’articolo si chiudeva con una nota quasi comica. Si parlava infatti di un certo “Urbanbauer”, il quale non optò, o per meglio dire: ricusò l’opzione data il giorno prima, per questo motivo: siccome chi optava aveva ricevuto l’assicurazione di ritrovare, oltre confine, una casa e una situazione identica alla propria (lo stesso maso, lo stesso campo, magari pure circondato dalle stesse montagne… a tanto arrivava la credulità delle persone, a quel tempo, e la perfidia di chi cercava di condizionarne la scelta), questo “Urbanbauer” aveva paura di ritrovarsi nella stessa condizione d’isolamento che pativa nella propria Heimat. (Da sein Hof sehr abgelegen ist, wollte er in der neuen Heimat nicht noch einmal so isoliert wohnen…).

Matteo paga tutto

Non ci sono parole per qualificare questo Matteo Salvini, questo triste figuro eletto sia al Parlamento italiano che a quello europeo grazie ai voti della Lega Nord. Ma in realtà non c’è da stupirsi. La “cultura” dei leghisti è questa, e al momento opportuno viene sempre fuori (il momento opportuno è quando si alza un po’ il gomito, tra un rutto e l’altro). E a Bolzano (terra di gomiti alzati) c’è chi si aspetta “risultati” dal tavolo della convivenza organizzato da uno di loro.

Leggi il commento di Francesco Merlo, su Repubblica [QUI]