Un auspicio

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Era nell’aria, nell’aria gelida di quest’inizio di dicembre. Mario Monti ha annunciato che darà le dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri. La parentesi che si era aperta il 16 novembre del 2011 è destinata a chiudersi in tempi rapidi. La cronaca – che è cosa diversa dalla storia, anche se la seconda non può ignorare il battito incalzante della prima – ci dice che il gesto è dovuto al “ritorno in campo” di Silvio Berlusconi e alla sfiducia manifestata dal Pdl, quest’accolita di servi, nei confronti dell’esecutivo “tecnico”. Nel suo commento di oggi pubblicato su “Il Foglio”, Giuliano Ferrara scriveva: “Berlusconi ha scelto di andare a sbattere contro un muro. Poteva fare altrimenti, si è fatto riacciuffare. C’è un’Italia che è legittimo sia rappresentata, ma non da lui oggi. Passeremo anni a leccarci le ferite”. Prendiamolo come un auspicio. Affinché personaggi del genere possano leccarsi le ferite occorre innanzitutto che ci sia qualcuno capace di provocargliele, quelle ferite. Si colpisca duro. Il più duro possibile. Ognuno come può.

Un anno fa