Quelli di Süd-Tiroler Freiheit

Quelli di Süd-Tiroler Freiheit, si sa, non sono noti per avere idee molto brillanti. Anzi. Per loro può benissimo valere l’adagio coniato da Flaiano a proposito dei fascisti: visto che sono incapaci di fare progetti per il futuro, si accontentano di farli per il passato. Eppure, oggi, mi hanno stupito. Hanno infatti proposto a Christo (il famoso impacchettatore) di intervenire con un’azione delle sue sul Monumento alla Vittoria [QUI]. Non per sminuire questa botta di genio, ma ecco cosa scrivevo io quasi due anni fa (10.01.2008)

Conservare le tracce

Mi piacerebbe svolgere una breve riflessione sulle recenti esternazioni di Leo Andergassen, il nuovo intendente provinciale ai beni culturali. Per farlo ho bisogno di richiamare alla vostra memoria la figura di un artista bulgaro contemporaneo considerato tra i più stravaganti: Christo Vladimirov Javacheff, o più semplicemente Christo.

Nel 1995 Christo riuscì ad ottenere l’autorizzazione per compiere una delle sue performance a Berlino, divenuta da poco la capitale della Germania riunificata. Come sempre si trattava di un progetto d’“impacchettamento”. Christo si cimentò cioè nell’impresa di avvolgere l’intero edificio del Reichstag utilizzando 100 mila metri quadrati di tessuto (chi volesse vedere una documentazione di quest’opera componga in internet questo indirizzo: http://www.michaelzepter.de/foto_kunst.htm). A quanto pare Christo ha tratto ispirazione da L’énigme d’ Isidore Ducasse di Man Ray (una macchina per cucire avvolta in una coperta con dello spago) al fine di segnalare il mistero che racchiude l’essenza delle cose. Per giustificare questo suo modo di procedere l’artista ha affermato quanto segue: un oggetto diventa più visibile non se viene mostrato, ma se viene nascosto.

Ogni volta che qualcuno propone di abbattere o comunque eliminare un monumento carico di storia ripenso all’affermazione di Christo. È infatti certo che proprio dalla sua eventuale cancellazione quel monumento trarrebbe una rinnovata e – se le opere sono contraddittorie o comunque fortemente caricate simbolicamente – persino virulenta persistenza. Benissimo ha fatto dunque Leo Andergassen a chiarire che le tracce del passato non vanno negate, ma vanno custodite, proponendo semmai di illustrare il significato che avevano quando sono state create.

Vorrei però aggiungere un’altra cosa. Andergassen ha detto che il valore delle opere risalenti all’epoca fascista reperibili nella nostra provincia è quello di rappresentare un monito. Giusto, ma non basta. Queste opere ci ricordano anche che il Sudtirolo come lo conosciamo oggi è “nato” emancipandosi da un atto di colonizzazione violenta. Senza quell’esperienza negativa non sarebbe possibile spiegare nulla di ciò che è accaduto dopo. Paradossalmente (ma è un paradosso solo apparente) per poter uscire compiutamente dall’orizzonte aperto dal ventennio occorre conservarne quanto più possibile le testimonianze. Parafrasando Christo: solo rendendo completamente manifesto un oggetto questo potrà alla fine sparire.

10 thoughts on “Quelli di Süd-Tiroler Freiheit

  1. trovo che questo tema sia di estremo interesse ma devo confessare che non mi è chiaro il senso della cosa. Istintivamente mi vien da dire che Christo ha ragione da vendere. Io personalmente trovo più sexy la donna che lascia intravedere rispetto alla donna nuda (sempre per la serie: non possiamo non dirci erotomani ;o). Però, nel caso specifico, non capisco quale sarebbe lo scopo dell’impacchettamento, che pure so incontra i favori di molti. Mi spiego, se lo racchiudo in un vedo/non vedo lo faccio risaltare, ma solo finché la gente non si abitua e poi automaticamente lo ignora, come si fa quotidianamente. Però rimane il fatto stesso di dissimularlo, come se la società odierna temesse il suo passato. Non sarebbe una vittoria per la destra italiana in entrambe le fasi (risalto prima, velatura poi)? E, in quel caso, sarebbe un problema?
    Una cosa che non riesco ancora a capire è se i critici della destra locale ritengano questa, assieme ai suoi simboli, abbiano diritto di esistere oppure no (e lo stesso vale per i neonazisti).
    Una società democratica matura credo che opterebbe per lasciare le cose come stanno, o sbaglio?
    Pur essendo visceralmente antifascista e molto ma molto intimorito da un possibile riflusso degli autoritarismi di destra, io mi opporrei all’abbattimento del Monumento alla Vittoria, proprio per difendere i principi democratici che hanno abbattuto il fascismo, quelli che mi difendono dagli eccessi della destra stessa. A dire il vero, trovo davvero stupefacente ed inquietante che questa idea venga anche solo presa in considerazione.
    Quanto all’impacchettamento, ho esposto alcuni dubbi, ma sono molto interessato a sentire pareri diversi.

    Grazie per aver proposto la questione!

  2. Credo che la richiesta di impacchettarlo sia la resa definitiva sull’argomento della distruzione. Dopo che sarà stato pure impacchettato, abbatterlo sarà impossibile. E dunque?
    E dunque meglio: ducunt volentem fata, nolentem trahunt. Sostengo, infatti, che il monumento in questione non potrà essere abbattuto, ma solo depotenziato, perchè la popolazione non lo accetterebbe mai. Così come trovo che non possa essere lasciato così com’è… ma poi ognuno faccia come vuole…

    Le donne? A me piacciono proprio nude senza manco il trucco, l’orologio e gli orecchini. Ma io sono volgare e si sa.

  3. Per una volta che SF avanza una proposta così rivoluzionaria, dal suo punto di vista, non credo sia il caso di mettersi a spaccare il capello in quattro. Certo, l’impacchettamento costringerebbe le persone a fare mente a un qualcosa che finora i più avevano visto come un grosso spartitraffico, salvo gli sporadici momenti del risveglio simbolico, quelli degli alpini e delle deposizioni di corone. Si potrebbe anche innescare una riflessione interessante su quanto l’arte (?)contemporanea, per sua natura transitorio mandala, gesto più che manufatto, riesca a stravolgere la retorica ingombrante e la simbolica negativa della pseudo-arte accademica.

  4. “Una società democratica matura credo che opterebbe per lasciare le cose come stanno, o sbaglio?”
    Secondo me si sbaglia, lei vorebbe leggere ogni giorno davanti a casa sua una frase offensiva come questa:”Hinc ceteros excoluimus lingua legibus artibus”????
    Lei non si sentirebbe offeso??

  5. Jonny,

    La frase è offensiva per l’intelligenza di tutti, non solo per me e per te. Per questo deve rimanere lì, secondo me. Altrimenti sarà più difficile ricordarsi cos’è stato veramente il fascismo. A Roma (e a Bolzano), ci sono politici che vogliono proprio quello.
    “Arbeit macht frei” è una scritta anche più offensiva, ma quando l’hanno rubata nel 2009, tutti la rivolevano indietro.
    La scritta di Bolzano è una perfetta sintesi del fascismo, il fascismo di ieri ma anche il fascismo di chi “esporta la democrazia” con le armi e la tortura. Proprio come la scritta di Auschwitz riassume il feroce imbroglio del nazismo.
    Io spero che nelle scuole di Bolzano si traducano quelle frasi per aiutare i giovani a capire cosa sia il fascismo.
    A Trento (dove vivo), purtroppo pochi giovani sanno che la brutta (bruttissima?) Piazza Italia (ora Piazza Cesare Battisti), è nata dallo sventramento del centro storico. Questo è il fascismo: “via tutto quel che non ci piace!” (case, famiglie, ricordi, ecc.)
    Però quel “via tutto quel che non ci piace!” rimane pericoloso anche nelle democrazie.

    P.S. Jonny, mi dispiace di non poter ricambiare la tua cortesia e scrivere in tedesco!

  6. ERRATA CORRIGE (nel mio primo commento):
    “Una cosa che non riesco ancora a capire è se i critici della destra locale ritengano CHE questa, assieme ai suoi simboli, ABBIA diritto di esistere oppure no (e lo stesso vale per i neonazisti)”.
    Da ricollegare a: “via tutto quel che non ci piace!”

    un saluto a tutti

  7. “Die Frage ist doch nicht, ob man dieses “Denkmal” sieht oder nicht, die Frage müsste lauten: “Was bedeutet dieses Denkmal für die Südtiroler, für die altoatesini und für die Ladiner? Hat es überhaupt noch eine Bedeutung, und wenn ja, welche? ”
    Kann mir jemand sagen, ob es z.B. eine neutrale Umfrage gibt, die sich mit diesen Fragen beschäftigt?”
    Questa domanda l’ho fatta ad un signore, che dice che impacchettare il monumento sia una soluzione. E dalla risposta a queste domande dipende com affrontare il “problema” monumento. Perché se gran parte dei atoatesini in quel monumento vede una dell poche certezze italiane in questo paese, un punto di riferimento che non deve essere per forza essere un riferimento al fascismo, allora togliendoli quel riferimento, si offenderá quella gente? E se si, quanti?
    E qual’ é il sentimento dei Südtiroler? Il monumento, come lo vediamo adesso, offende quella gente? Il monumento vien ancora percepito come un relitto fascista, indirizato contro di loro? E se si, quanti ?

  8. Impacchettiamo il monumento e mettiamoci sopra un cappello tondo, così da fargli assumere la forma di un fungo.
    Sotto poi collochiamo trecciuti puffi impacchettati in carta igienica biancorossa.

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