Ambiguità dietro a quei falò

Falò anti-lupo in Alto Adige

Martedì scorso il quotidiano in lingua tedesca «Dolomiten» aveva una foto di apertura alquanto impressionante, accompagnata dal titolo «Dem Wolf auf den Pelz rücken», più o meno traducibile con «Addosso al lupo!». Un primo piano dell’animale con tutti i denti sguainati e un’espressione di palese minaccia. «Il Sudtirolo ha finalmente bisogno di risolvere il problema del lupo», spiegava poi la didascalia, richiamando la necessità di attivare tutte le competenze provinciali del caso per eliminare fisicamente l’animale dai nostri boschi. Un simile ragionamento si può calare pure nella realtà trentina, visto che allevatori e agricoltori provinciali si sono schierati a sostegno della notte dei fuochi organizzata la scorsa settimana in Alto Adige.

La prima questione da porre è questa. Esiste davvero un problema di sicurezza legato alla presenza dei lupi, tanto da rendere urgente l’inasprimento dei dispositivi legali? Nessuna ipotesi di convivenza tra uomini e lupi, perché davvero troppo dannosa, troppo dispendiosa? Di recente una circolare emessa dal ministro dell’Interno aveva infiammato le speranze dei nemici del lupo, alludendo all’esigenza «di adottare interventi di carattere preventivo ai fini della tutela della pubblica incolumità e della salvaguardia delle attività tradizionalmente legate alla montagna, all’agricoltura e alla zootecnia».

Ma in realtà a decidere resta pur sempre l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), togliendo di fatto il vento dalle vele dei sostenitori degli abbattimenti da fare in «casa propria». I dati, del resto, non possono essere definiti veramente preoccupanti. Secondo quanto rilevato dal Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, i lupi stabili presenti in Trentino sono 38, distribuiti in 7 branchi, e nel 2018 i casi di danni provocati sono stati 65, indennizzati con 76.589 euro. In Provincia di Bolzano, invece, l’Ufficio caccia e pesca è stato in grado di identificare «solo» pochi individui non stanziali, responsabili, sempre per il 2018, di 54 casi di danno accertato con un indennizzo totale di 6.960 euro. A fronte di simili numeri sarebbe molto deludente se un approccio pragmatico (cioè basato sul contenimento e la protezione reciproca) venisse scavalcato da umori che affondano ambiguamente in un retroterra di istinti ancestrali o, più verosimilmente, di convenienze politiche.

Purtroppo il lupo, basta consultare un qualsiasi dizionario dei simboli, è una creatura che più di altre risveglia in noi il terrore nei confronti di realtà oscure: «La magia selvaggia del suo ululato richiama alla mente immagini di paesaggi onirici in cui questi animali sono ammassati sul fondo di un abisso, o si aggirano tra le strade deserte delle città…». Ecco quindi che per contrastarlo non si pensa a modesti steccati, alle recinzioni elettrificate o ai cani, ma si innalzano i fuochi sulle montagne già dedicate al cuore sacro dell’autodeterminazione contadina. Autodeterminazione in questo caso intesa come spazio di incontrastabile antropizzazione del territorio e tolleranza zero per intrusi di ogni sorta.

Corriere dell’Alto Adige / Corriere del Trentino, 17 maggio 2019