Originariamente avevo pensato d’intitolare questo post “riproviamo il colloquio”. Ma per colloquiare bisogna essere almeno in due e qui – parlando del tema della secessione o dell’indipendenza del Sudtirolo dall’Italia che tanto scalda i cuori di alcuni miei conoscenti – devo dire che da tempo faccio fatica a trovare interlocutori degni di questo nome. Difetto che in ogni caso non sconto in solitudine. Anche chi apparentemente ha allestito piattaforme per discutere pubblicamente di questo tema, in realtà, coltiva più che altro il soliloquio: chiunque si azzarda a non recitare una parte stabilita dal solito copione viene emarginato senza troppi complimenti a furia di pollici versi oppure grazie all’esercizio di una insindacabile censura (dunque ribadiamolo: è solamente a causa di questa censura che io sono costretto a parlare qui come se fossi inserito in un colloquio che di fatto è impossibile perché a priori negato proprio dai fautori del colloquio!).
Siccome però il tema continua a rivestire una certa (ancorché ripetitiva) attrazione – ed è comunque al centro del discorso pubblico locale – ho deciso stavolta di non rassegnarmi e di assumere l’intervento di un partecipante a questa discussione come base per un ipotetico (se rimarrà tale) dialogo (ma sono ovviamente pronto a ribattere nel caso qualcuno dovesse commentare questo articolo). Intanto, se avete avuto la pazienza di leggervi quanto appena linkato, il passaggio che mi appresto a commentare è questo:
…sag mir doch bitte worin sich der wunsch nach loslösung von einer “fremden nation” von dem der beibehaltung der “eigenen nation” unterscheidet???
La tesi (immanente alla domanda) è apparentemente chiara: l’autore della citazione (si tratta un fautore dell’indipendenza del Sudtirolo) equipara la posizione di chi desidera la secessione da uno Stato avvertito come “straniero” alla posizione di chi invece vorrebbe conservare lo status quo (e dunque negare il diritto di secessione a una minoranza che si sente incapsulata in quello Stato). Il denominatore comune delle due posizioni – l’obiettivo polemico è rivestito nello specifico dai Verdi locali, giudicati incapaci di assumere un punto di vista critico nei confronti del nazionalismo italiano – sarebbe il presupposto “nazionalistico” (di marca italiana, nel primo caso, di marca “tedesca”, nel secondo) che, questo il ragionamento conclusivo, può essere di fatto superato SE E SOLO SE le due componenti nazionali fossero disposte a ridurre le proprie pretese e – ecco il passaggio chiave – a cooperare in vista della creazione di una NUOVA ENTITÀ STATUALE avvertita da tutti i suoi abitanti come qualcosa di profondamente diverso rispetto alle matrici nazionali finora considerate come eminentemente rilevanti per la narrazione identitaria degli uni e degli altri. Si tratta, come si vede, del nucleo centrale della filosofia del sito in questione e chi scrive ne conosce ovviamente in dettaglio pregi e difetti.
Siccome sui pregi di questa “visione” ho già scritto in abbondanza (quando ero co-redattore di quel sito o anche come semplice esegeta), mi concentrerò adesso nuovamente sui difetti (anche questo l’ho già fatto abbondantemente, ma evidentemente con argomenti insufficienti).
La domanda da porre è: come dobbiamo immaginarci il PERCORSO necessario a far dimagrire l’autointerpretazione identitaria di quei gruppi secondo le logiche nazionalistiche consuete e dare così vita a quel nuovo sentimento di coappartenenza (Zusammengehörigkeit) indispensabile per fondare una statualità alternativa (post-etnica e post-“nazionale”?).
Il difetto principale del sito in questione è quello di dare per scontato che un tale processo sia semplicemente in fieri solo per il fatto di essere pensato (chiamiamolo difetto di natura idealistica). Difetto per giunta aggravato dalla presupposizione che siano alla fine gli italiani quelli bisognosi di compiere un maggiore sforzo in tal senso in quanto, di fatto, l’unica “nazione” che risulta sussistente è quella italiana.
Ma consideriamo per il momento il quesito che tanto preme a quel secessionista come retorico (e dunque diamogli pure una risposta affermativa: sì, la differenza tra le due posizioni SEMBRA minima e solo ponendo in questione il nazionalismo su ENTRAMBI i fronti è possibile davvero SUPERARE il nazionalismo), le domande da fare sono due:
1. Esistono (a parte i volenterosi “teorici” di BBD) qui dei “tedeschi” attualmente operosi nei confronti di una credibile decostruzione dei loro presupposti nazionalistici? Detto altrimenti: esiste all’interno della società sudtirolese di lingua tedesca un tangibile movimento di pensiero in base al quale l’ipotesi di uno Stato autonomo sudtirolese si configurerebbe come felicemente incline a valorizzare le diversità AL DI LÀ delle consuete rivendicazioni riguardanti le identità culturali sussistenti anche – e direi soprattutto – nei termini di una revisione o un ammorbidimento (ma ci sono pure quelli che sognando o agognando lo status di nuova “minoranza” s’immaginano chissá quali privilegi…) preventivo dei loro nuovi rapporti di forza?
2. Esistono (a parte il volenteroso Fabio Rigali, l’unico sudtirolese di lingua italiana che allo stato attuale caldeggia la creazione di uno Stato indipendente) qui degli “italiani” disposti ad avallare il progetto di una secessione che sancirebbe una radicale riformulazione dei propri paradigmi identitari secondo un modello di appartenenza che – almeno alla luce dei materiali sociali e culturali disponibili – non risulterebbe determinato da loro ma dagli “altri”?
Una volta, discutendo con Richard Theiner (l’Obmann della Svp che caldeggia un’autonomia INTEGRALE e anche lui, come ormai un po’ tutti, chiede il sostegno degli “italiani”), ho avuto modo di esprimermi così: gli “italiani” sarebbero probabilmente sensibili e persino lieti – chissà – ad avallare il progetto di una maggiore autonomia territoriale (e dunque magari anche quello di una indipendenza secondo il modello di BBD) SE E SOLO SE avessero la garanzia di poter vivere in un Sudtirolo dominato dai “tedeschi” MENO di quanto lo è adesso con l’autonomia vigente (autonomia che infatti molti di loro accettano ancora a fatica). Se potessero per esempio avere la sensazione di poter “sentire” questa terra come veramente loro, se potessero già adesso fare carriera nei partiti che contano e decidono, se potessero già esprimere una classe dirigente in grado di guidare questa provincia…
Ovviamente si conosce la risposta di BBD: ma solo nella nuova nuova cornice istituzionale (Sudtirolo indipendente) sparirebbero per incanto le differenze legate alle precedenti appartenenze nazionali e tutti (TUTTI) si considererebbero felicemente sudtirolesi! Solo in questa nuova cornice istituzionale verrebbero cancellate le ipoteche del passato e libereremmo lo sguardo verso un comune e radioso futuro di “sudtirolesi indivisi”. E ancora più ovviamente, si tratta adesso del corollario che costituisce anche la risposta alla domanda retorica lasciata prima in sospeso, questa nuova entità statuale non dovrebbe essere considerata una “nazione” solo perché alla fine “nazione” è solo una brutta parola e possiamo tutti insieme decidere di non chiamare così quello che poi penseremo a chiamare in modo più acconcio, magari Stato Libero qualcosa o Repubblica Indipendente qualcos’altro (argomento che assomiglia molto a questo: se un giorno ti ammalassi di “cancro” non chiamarlo così, chiamalo “raffreddore”, e vedrai che ti passa con un’Aspirina).
“evidentemente con argomenti insufficienti”
Non sono le tue argomentazioni ad essere insufficienti, è il comprendonio altrui ad essere carente.
D’altronde l’idea della bacchetta magica, della soluzione-panacea di tutti i mali è la medesima imbastita per risolvere i problemi europei: “stato europeo unificato e ci sarà pace e prosperità per tutti”.
Il tutto nella più totale indifferenza per il sentire comune: “se la gente non si scalda è perché non sa cosa si perde”. Dunque solo catapultandola suo malgrado in questa realtà ideale capirà che i paladini dell’uno o dell’altro progetto hanno sempre avuto ragione fin dall’inizio.
Questo è lo stesso fanatismo nemico del pluralismo ed amico dei miti più disparati che ci accompagna da sempre, fin dal momento in cui Adamo ed Eva hanno mangiato la mela nella certezza di poter arrivare a riplasmare la realtà a loro piacimento, a loro immagine e somiglianza.
Spazi per un dialogo non ce ne sono molti e la “colpa” è soprattutto tua, che sei di ostacolo alle “magnifiche sorti e progressive”, quelle che non ammettono di rivedere i propri presupposti quando la realtà non corrisponde a certe aspettative,
@ Stefano
Forse è un mix di argomenti insufficienti e carente comprendonio altrui.
@ Simon Constantini
Simon Constantini risponde a distanza al mio intervento con una critica alla quale rimando:
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=10902#comment-104644
Una breve risposta. Proprio perché conosco bene (anzi benissimo) il senso del progetto di BBD mi permetto di puntare il dito sulla sua contraddizione basilare: quella di voler costituire una nazione che non sia una “nazione” (la formula è peraltro mia, figuriamoci un po’). Constantini crede di sciogliere questa ambiguità di fondo citando il Lussenburgo e la Svizzera. Penso che non ci sia bisogno di insistere molto sulla inconsistenza di simili modelli applicati alla realtà sudtirolese. Se consideriamo ad esempio la questione linguistica lussemburghese sappiamo che là esiste un plurilinguismo istituzionale reso possibile dal riconoscimento del lussemburghese come lingua “nazionale” e del tedesco e francese come altre due lingue ufficiali. Sarebbe insomma un po’ come se in Sudtirolo venisse proposto il dialetto sudtirolose (ma quale?) come lingua “nazionale” e poi l’italiano, il tedesco standard e il ladino come altre lingue ufficiali (magari nelle valli ladine il ladino – ma quale? – diventerebbe lingua “nazionale” di una ipotetica “nazione ladina” ecc.). Non è improbabile che Constantini approvi una simile linea. Ma lascio al giudizio di ognuno le probabilità di una sua realizzazione. Adottando come modello la Svizzera (che si regge su un sistema cantonale) dovremmo invece immaginarci questa “nazione senza nazione” suddivisa in una federazione di aree di fatto autonome le une dalle altre (Bolzano sarebbe il “cantone italiano”, per Merano si potrebbe procedere con un sorteggio da ripetere ogni cinque o dieci anni). Anche in questo caso lascio al giudizio altrui la valutazione sulla fattibilità/desiderabilità di una soluzione del genere.
Ma la mia obiezione non si limita a questo. Quando dico che neppure una “Willensnation” riesce a risolvere il problema del “nazionalismo”, sto dicendo che non esiste alcuna garanzia che nella nuova configurazione istituzionale/statuale immaginata dagli amici di BBD l’eredità del nazionalismo venga veramente sconfitta. L’autonomia – con tutti i suoi difetti – ha consentito la creazione di una società nella quale ogni gruppo può sussistere a fianco degli altri potendo contare su un buon trattato di vicinato (per così dire). Sospendere questo trattato illudendosi che, parimenti, smettano di funzionare anche i meccanismi d’identificazione nazionale che sinora hanno guidato l’autocomprensione dei singoli gruppi significa, a mio modo di vedere, ignorare o sottovalutare molto la persistenza di questi meccanismi e la loro virulenza allorché si tratterebbe di discutere di nuove regole di convivenza.
Das Hauptproblem des BBD-Modells ist an sich ein bißchen anders. Postethnisch ist etwas was meiner Ansicht nur in der Theorie und auf dem Papier funktioniert. In der Praxis ist postethnisch eine Fata Morgana weil Ethnie(neben der Religion) eine der prägendsten Merkmale eines Menschen überhaupt ist. Selbst die Schweiz; und die hatten weder die blutige Geschichte zweier Weltkriege, noch Faschismus, Option und Nationalsozialismus zu verarbeiten; wird ab und an noch von ethnischen Reibereien geplagt, auch wenn sich fast alle zur Willensnation Schweiz bekennen. Jüngere Bsp. wie der Kosovo oder Bosnien lassen wir mal lieber bleiben. Obwohl beide Staaten sich an sich nicht als ‘ethnische Staaten’ verstehen, so ist die Parteienlandschaft in beiden Staaten zutiefst ethnisch geprägt. Ganz zu schweigen daß wie im Falle des Kosovo die vormalige staatliche Mehrheit(und nun Minderheit) sich nun bedroht fühlt (und auch bedroht wird). Fazit: Ein neuer Staat löst keine bereits vorhandenen ethnischen Konflikte, noch weniger schafft er eine ‘postethnische Gesellschaft’. Das könnte vielleicht bei einer kleine intellektuellen Elite gelingen, nicht aber beim Groß der Bevölkerung. Es gibt kein ‘postethnisch’. In diesem fiktiven Staat Südtirol würden sich nur die Verhältnisse Mehrheit-Minderheit(en) umkehren.
Ein weiterer Haken des Modells(oder besser des Blogs) ist, daß sie zu den allermeisten Sachfragen Positionen der STF/FH vertreten. Ich kann mich nicht des Eindrucks erwehren daß gerade diese Tatsache den Blog für ‘tirolpatriotische’ Schreiber so attraktiv macht. BBD ist auch der kleinste Fisch im patriotischen Selbstbestimmungsteich und ich hege wenige Illusionen wie die Mehrheit dort ‘basisdemokratisch’ und ‘postethnisch’ in der Praxis interpretiert. Am Ende könnten ‘basisdemokratisch’ und ‘postethnisch’ nur jene Etiketten und Feigenblätter sein die eine Diktatur der Mehrheit bemänteln und ihr ein besseres Antlitz verpassen. Nur ein Bsp. bei einer Sachfrage. Ich habe bsw. keine Illusionen wie eine basisdemokratische Abstimmung auf Gemeindeebene zur Toponomastikfrage verlaufen wird. Über ihre Positionen zu einigen Sachfragen sollten die Macher von BBD einmal nachdenken; und auch darüber warum sie für Poster einer bestimmten Richtung so attraktiv sind. Ich persönlich halte das Modell für theoretisch begründbar; in der Praxis aber undurchführbar. Das lässt sich auch deshalb noch schwieriger durchführen weil man einer Seite fast alle ‘Erbsünden’ auferlegt. Analog zu Gabriele Di Luca bin ich bei allen Unzulänglichkeiten und Verbesserungsmöglichkeiten weiterhin der Meinung daß die heutige Autonomie noch die beste Option bzw. daß sie ausbaubar ist. Postethnisch ist mir suspekt(und nicht nur mir). Vertrauen müssen sich die Verfechter der Alternativen zur heutigen Autonomie noch erarbeiteten bzw. Entgegenkommen signalisieren. In jedem Fall ist es ein weiter und schmerzhafter Weg. Den wollen Viele nicht gehen.
MfG
La penso esattamente come te, Martin.
und das habe ich im bbd kommentar gemeint: nur die grünen haben bisher ein modell propagiert (und in sich auch gelebt) wo beide sprachgruppen (nationen im sinne von natio = geburt (in eine sprachgruppe)) gleichberechtigt beteiligt sind. das ist die “verfassungsvision” der grünen für das heutige südtirol. KEINE andere (relevante) gruppierung in südtirol hat das gemacht! ich wiederhole mich: marschierende schützen in uniform und mit stutzen in der hand, werden sicher nicht zur de-nationalisierung beitragen. bbd besitzt andere, durchaus gute ansätze zu einem neuen staat, doch würde ich auch eine längere vorbereitungsfase und dann übergangsfase für notwendig und unumgänglich halten, bis jeweils die große mehrheit der jeweils vorhandenen bevölkerungsgruppen positiv zum projekt der sezession steht. erst dann kann es zum definitiven referendum kommen. das durchaus vorhandene “nationaldenken” in allen lagern muss VORHER abgebaut werden: wenn wir damit belastet in den neuen staat gehen, würde sich schlichtweg gar nichts ändern!
das geschimpfe auf die grünen ist unlogisch und entspringt einem sich-nicht-beschäftigen mit deren politischen leitlinien.
Völlig deiner Meinung, Otto.
@ gadilu
niemand hat gesagt, dass südtirol das schweizer bzw. luxemburger modell übernehmen will/soll. es sollte lediglich gezeigt werden, dass ein staat nicht notwendigerweise ein nationalstaat im nationalistischen sinne sein muss. ob man dann eine “willensnation” nation nennen kann oder nicht, ist doch einerlei. bbd bedient sich ja nur vorgefertigter begriffe um zu beschreiben was es will. wobei ich mir bewusst bin, dass der begriff “willensnation” widersprüchlich ist. aber du kannst jetzt beim besten willen nicht verlangen, dass ich die politikwissenschaftliche nomenklatur revolutioniere. “willensnation” ist deshalb widersprüchlich weil es im streng nationalistischen sinne keine nation ist, da nation von lat. geburt herrührt und somit ein unveränderliches merkmal beschreibt. also verwende ich fortan das wort “willensgemeinschaft”. teil einer “postethnischen” südtiroler willensgemeinschaft wären daher auch menschen aus pakistan, albanien, deutschland, marokko, belgien, nigeria, canada, peru … ihr konzentriert euch in eurer argumentation immer zu sehr auf die “sprachgruppen”. erstens sollte eben dieses unterscheidungsmerkmal als kategorisierungsschema überwunden werden und zweitens wird der prozentsatz, der überhaupt nicht in dieses schema passt immer größer. es ist doch verrückt, zehn bis zwanzig prozent oder mehr der bevölkerung von zukunftsüberlegungen auszunehmen.
bei den “gemischtsprachigen” (fürchterliches wort) und vor allem auch den ausländern (gefällt mir auch nicht) liegt meines erachtens großes potenzial für das postethnische südtirol, da diese gruppen ja bereits jetzt nicht “ethnisch” zuordenbar sind. ich darf marokkaner, libyer, pakistaner und menschen aus anderen teilen der erde hier in südtirol zu meinen freunden zählen. sie alle werden wohl ihr ganzes leben lang in südtirol bleiben. sie sind aber keine italiener, ladiner oder deutsche (im sinne von deutschsprachige südtiroler). sie beherrschen zwar die sprache(n), aber “ethnisch” werden sie ausländer bleiben. das kann’s nicht sein. und das sich das ändert, dafür arbeite ich mit all meiner kraft. selbst wenn es ein kampf gegen windmühlen ist. das bin ich nicht zuletzt auch meinen “ausländischen” freunden schuldig.
@ martin g.
überraschenderweise stimme ich deinem ersten absatz größtenteils und bis auf das fazit zu. das was du beschreibst ist in der tat eine immense herausforderung – das zeigen auch eure kommentare. und freileich funktioniert so etwas nicht von einen tag auf den anderen. kann gut sein, dass die schaffung eines derartigen bewusstseins eine generationenfrage ist. aber umgekehrt war es ja genau so. bis vor zwei-dreihundert jahren gab es kein nationalgefühl im heutigen sinne und mittlerweile ist es eines der prägendsten merkmale.
so rational du im ersten absatz argumentierst, so bizarr ist dein zweiter (haben wir schon oft und lang diskutiert).
1. wenn ich ein grüner bin und h.c. strache kommt auf einmal auf die idee, sich dem umweltschutz zu verschreiben, kann ich doch nicht aus diesem grund dem umweltschutz den rücken kehren. ähnliches ziel heißt ja noch lange nicht, dass man die selbe ideologie vertritt. dass die “selbstbestimmung” in südtirol “rechtsbehaftet” ist, ist ja eine art anomalie. selbstbestimmung ist eines der ur-linken themen und in vielen anderen europäischen ländern ist das thema zu 100 prozent von linken gruppierungen besetzt. sollen die ihre ziele aufgeben, wenn auch rechte parteien “selbstbestimmung” fordern. nochmals: die spö zum beisspiel war über jahrzehnte die dominierende partei für die anliegen der arbeiter in österreich. inzwischen hat die fpö arbeiterthemen auch zu den ihren gemacht. das ist doch kein grund, dass die spö zur “unternehmerpartei” wird?
2. die verwirklichung des bbd-modells bedeutet unter anderem:
abschaffung des proporzes
einführung der immersion in den schulen
wahlrecht für alle in südtirol ansässigen personen (egal ob eu-bürger oder nicht)
obiges sind elementare regelungen einer gesellschaft und ich denke bbd unterscheidet sich hier schon ziemlich von anderen
3. die lösung, die bbd bezüglich toponomastik vorschlägt, folgt den empfehlungen der vereinten nationen (!!!) und orientiert sich an einem weltweiten trend in demokratischen gesellschaften endonymen den vorzug gegenüber aufoktroyierten bezeichnungen zu geben. wohlgemerkt immer nur was die amtlichkeit der bezeichnungen betrifft.
Otto hat recht. Zufügen möchte ich noch. Das Problem bei der BBD ist, daß sie erwarten daß sich nur eine Seite der anderen annähern muß, weil ja nur die eine Seite sich im historischen ‘Unrecht’ befindet während die andere Seite fast ein ‘Jahrhundert der Leiden’ durchmachen mußte. So funktioniert es aber nicht. Solange man unfähig ist die Geschichte einigermaßen gleichmäßig aufzuarbeiten um dann eine gewisse emotionale Distanz zu ihr zu schaffen, so wird man sich auch nie von den Gespenstern und bösen Geistern der Vergangenheit lösen können. Es ist ja gerade die Äquidistanz zwischen den Sprachgruppen, die von Seiten der Patrioten und der BBD den Südtiroler Grünen angekreidet wird. “Nationaldenken” hat aber speziell in Südtirol einen sehr hohen Stellenwert. Das ist geschichtlich begründet. Unsere Geschichte des letzten Jahrhunderts ist blutig genug und hat viele klaffende Wunden hinterlassen. Diese Geschichte wird auch immer wieder aufgewärmt weil es einfach Zuvielen auf beiden Seiten ‘elettoralmente’ nützt. Deswegen hat es ein solches Projekt sehr schwierig. Mehr noch, und das schrieb ich vor einigen Monaten dort selbst, trägt die BBD mit ihrer Haltung selbst wesentlich zur Verunmöglichung des eigenen Projekts bei.
MfG
@ otto
“nur die grünen haben bisher ein modell propagiert (und in sich auch gelebt) wo beide sprachgruppen (nationen im sinne von natio = geburt (in eine sprachgruppe)) gleichberechtigt beteiligt sind.”
das bestreitet niemand. allein die gründung einer “interethnischen” bewegung war eine revolution für südtirol. die grünen haben wertvolle arbeit geleistet, ethnische barrieren abzubauen und haben es als einzige wirklich geschafft (ein bisschen auch svp und pd) das ethnische wahlverhalten der südtiroler bevölkerung in größerem stile zu durchbrechen.
“bis jeweils die große mehrheit der jeweils vorhandenen bevölkerungsgruppen positiv zum projekt der sezession steht. erst dann kann es zum definitiven referendum kommen. das durchaus vorhandene “nationaldenken” in allen lagern muss VORHER abgebaut werden”
und genau das fordert bbd im ERSTEN SATZ des bbd manifestes: http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?page_id=183
“das geschimpfe auf die grünen ist unlogisch und entspringt einem sich-nicht-beschäftigen mit deren politischen leitlinien.”
nachdem ich mit führenden vertretern der partei in südtirol persönlich bekannt bin, mich mit kaum einer partei mehr beschäftigt habe, als mit den grünen und sie die vergangenen 20 jahre über auch gewählt habe, glaub ich sehr wohl, dass ich deren politische leitlinien kenne. mein “geschimpfe auf die grünen” ist alles andere als unlogisch. ich habe jeden meiner kritikpunkte fein säuberlich argumentiert und bin eben zu dem schluss gekommen, dass einige der punkte, die von den grünen heute vertreten werden, einer ökosozialen bewegung des linken spektrums (ich mag diese kategorisierung nicht besonders) nicht würdig sind. das ändert nichts daran, dass ich z.b. in umweltfragen nach wie vor voll und ganz von der grünen idee überzeugt bin. auch schmälert das nicht die leistungen, die die grünen bislang erbracht haben. es ist aber ein bisschen wie mit der svp. nach den errungenschaften der vergangenheit ruhen sie sich jetzt entweder auf diesen errungenschaften aus oder fahren mit volldampf in eine sackgasse und verraten dabei ihre ideale.
@hunter
Tut mir leid aber Deine Vergleiche hinken etwas.
In einigen Punkten gebe ich Dir recht.
Du wirst aber auch kaum verneinen können daß die Nähe der Position zu diesen Parteien das dazu passende Publikum anzieht und damit andere Schreiber ‘verschreckt’. Auch bei den meisten anderen Parteien ist es so daß es im wesentlichen die Summe der Sachfragen ist die eine Partei im politischen Spektrum einordnet. Für Blogs gilt mit Einschränkungen das Gleiche. Selbstbestimmung ist in Südtirol aus historischen Gründen ‘rechtsbehaftet’ weil die meisten Verfechter erstens konservativ-‘rechte’ Vorstellungen zu Themen wie Nation, Kultur und nicht zuletzt zur Zukunft Südtirols haben und zweitens(und das wirst Du ebenfalls kaum leugnen können) Verbindungen zur passenden Szene/Parteien in Deutschland und Österreich aufweisen für die ihr manch italienische Partei auf dem BBD-Blog zurecht kritisiert. In der Summe sind das keine vertrauensbildende Maßnahmen.
Zu 2.
Die von Dir genannten Regelungen unterscheiden sich von den anderen Verfechtern der Selbstbestimmung. Einige Zweifel hege ich aber ob sie sich dann so durchführen lassen; speziell die Schule.
Zu 3.
Dort werden wir uns nicht treffen und diese Diskussion haben wir bereits geführt. Die Vereinten Nationen haben eine Empfehlung ausgegeben; also rechtlich nicht bindend. In der Praxis muß die Regelung meist einen Konsens aller Ethnien darstellen. Und da meine ich dezidiert nicht eine ‘postethnische’ Abstimmung sondern einen Konsens der eine 2/3 Mehrheit in jeder Ethnie findet. Die Italiener sind keine Bittsteller wie es bsw. die australischen Aborigines sind, denen man freundlicherweise ein paar Namen zukommen lässt. Sie wollen mitentscheiden! Zudem finde ich es einen Trugschluss Ortsnamen und Sprache/Ethnie semantisch trennen zu wollen. Ortsnamen sind etwas zutiefst ethnisches; auch wenn der Ortsname ursprünglich von einer anderen Sprache(keltisch, ladinisch ecc.) abgeleitet wurde.
Zu Deinem ersten Absatz:
Ja, denke es ist eine Mehrgenerationenfrage. In Italien hat sich ‘Nation’ im wesentlichen seit der Renaissance langsam entwickelt, in Deutschland mit Luther. Nation hat sich in Jahrhunderten langsam entwickelt(mit Sprüngen und zeitweiligen Rückschlägen). Eine Gesellschaft wo Ethnie eine untergeordnete Rolle spielt wird ebenfalls sehr viel Zeit zur Entwicklung beanspruchen. Rechne eher daß großurbane Zentren bei dieser Entwicklung eine Rolle spielen. In Südtirol sind die Voraussetzungen eher schlecht. Siehe meinen Beitrag davor. In der Peripherie wo sie an eine andere grenzt spielt Ethnie eine wesentlich größere Rolle als im Zentrum. Aber wo Reibung dort Wärme. 😉
MfG
@hunter
Um mit einem politischen Beispiel zu enden:
In der Opposition(oder auf einem Blog der ein oppositionelles Modell vorantreiben will) werden schöne Modelle und argumentativ hieb- und stichfeste Gedankengebäude entworfen.
Kommt eine Oppositionspartei an die Regierung ist sie meist Partner in einer Koalition und muß ihre Wünsche/Modelle mit denen der anderen Partei abstimmen. Praktisch wird man von der Realität eingeholt. Dazu kommt der ganze Rattenschwanz aus Sachzwängen finanzieller und politischer Natur. Um nicht zu vergessen daß (fast) jeder Staat Teil eines wirtschaftlichen, politischen, militärischen Bündnisses ist und sich wiederum mit anderen Staaten(die wiederum Interessen haben) abstimmen muß. Ab einer bestimmten Größe(die Südtiroler Freiheitlichen machen gerade diesen Prozess durch) muß eine Partei um weiter Erfolg zu haben meist die ‘reine Lehre'(wird heute von der STF verkörpert) verlassen und moderater werden. Nur so wird man ‘bündnisfähig’ und ‘realitätskonform’.
Was ich Dir sagen will?
Soll das BBD-Modell nicht nur das Ergebnis eine think tank sondern Programm einer Partei sein, die es großteils umsetzen will/soll, so wird sich das Modell weiterentwickeln und man wird von Seiten der BBD-Macher auch manch schmerzhaften Verlust hinnehmen müssen. Das meine ich mit dem schmerzhaften Weg der Kompromissfindung. Reinheit bewahrt man sich nur im Schutz eines think tanks. Politik selbst ist kein Wunschkonzert und dort werden die Entscheidungen dann nach Kräfteverhältnissen in Koalitionen und außerhalb davon fallen.
MfG
@ martin g.
“Es ist ja gerade die Äquidistanz zwischen den Sprachgruppen, die von Seiten der Patrioten und der BBD den Südtiroler Grünen angekreidet wird.”
bbd kritisiert nicht die äquidistanz, bbd fordert sie ein!!! und zwar vor allem auch im ideologischen sinne. hundertmal hab ich schon gesagt, dass die trennlinie nicht zwischen italienisch und deutsch sondern zwischen demokratisch und totalitär verläuft. wenn ich gegen mussolini-relief im öffentlichen raum und gegen tolomeis werk bin, bin ich nicht gegen italien oder italiener sondern gegen die ideologie des faschismus. ich hab mich zum beispiel auch aktiv dafür eingesetzt, dass in meinem heimattal ein dollfußbrunnen umbenannt wird. bin ich deshalb anti-österreichisch? oder ist die rifondazione comunista (der hauptsächlich italienischsprachige südtiroler angehören) anti-italienisch und hält sie keine äquidistanz zwischen den sprachgruppen, weil auch sie gegen das mussolini-relief am gerichtsplatz ist? ist die große lidia menapace eine ewiggestrige, wenn sie im vorwort des jahrbuches der südtiroler gesellschaft für politikwissenschaft, der politika 10, schreibt: “chiamo sudtirolo la terra che i suoi abitanti maggioritari chiamano sudtirolo, e questa è per me una regola generale: chiamo infatti curdi e non turchi di montagna i curdi, e riconosco al popolo sarawi il diritto di non voler essere assimilato al marocco, e armeni sono anche quelli fuori dei confini dell’armenia storica.” es ist für mich eine beleidigung der italienischsprachigen südtiroler in diesem zusammenhang mit “rücksichtnahme gegenüber den italienern” zu argumentieren.
auf bbd wird ideologisch-wissenschaftlich und nicht ethnisch argumentiert. daher ist zum beispiel auch ganz klar, dass die deutschen exonyme als amtliche bezeichnungen in ladinien abgeschafft gehören (obwohl die nicht faschistischen ursprungs sind).
“weil ja nur die eine Seite sich im historischen ‘Unrecht’ befindet ”
ich stand in meiner jugend der punk-bewegung nahe – und mit meinem kopf, weniger mit meinem äußeren, tu ich dies noch immer. mein anti-nazistisches engagement ist ungebrochen und niemand bestreitet, dass es aufzuarbeitendes unrecht auf beiden seiten gibt – und das wird auch immer wieder von bbd aufgezeigt.
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1323
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1344
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1200
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=6324
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=531
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=2131
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1059
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=2732
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=2171
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=4376
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=4540
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=6288
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1329
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=481
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=7400
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=1190
usw. usw.
bbd hat sich der bekämpfung ALLER faschismen verschrieben und es besteht überhaupt kein zweifel, dass es faschismus auch auf “deutscher seite” gab und gibt.
es gibt jedoch EINEN signifikanten unterschied: während faschismusapologie in der gesamten bevölkerung verbreitet ist – egal welcher muttersprache (la nostra storia non si cancella vs. unter’n hitler hat’s des nit geb’n), so herrscht auf offizieller politischer und medialer seite von kiel bis bozen der grundkonsens, dass faschismusapologie inakzeptabel ist. wer sich als mitglied der entscheidungsträger, der (politischen) elite verharmlosend über nazi-faschismus äußert, hat mit konsequenzen zu rechnen. egal ob in deutschland, österreich oder südtirol.
in italien und auch in südtirol ist hingegen italo-faschismus-apologie (trotz einer art verbots der widerbetätigung) ein kavaliersdelikt und kritik daran wird in südtirol vielfach sogar als angriff auf die italienische volksgruppe bzw. das “zusammenleben” gewertet. (ich empfehle in diesem zusammenhang das buch des schweizer historikers und faschismusexperten aram mattioli “viva mussolini”, in dem er dieses europäische unikum detailliert beschreibt).
das heißt noch lange nicht, dass die aufarbeitung in deutschland oder österreich perfekt verläuft. aber italien spielt – mit bekennenden faschisten in den reihen der (ehemaligen) regierungsparteien – in einer eigenen liga – und das zeigt sich auch hier in südtirol. das erklärt vielleicht die von dir geortete vermeintliche asymmetrie auf bbd.
@ martin g.
lustig. ich hab nicht einmal das bedürfnis dir zu widersprechen, da wir mittlerweile unser beider standpunkte nachzuvollziehen im stande sind. ich hab politikwissenschaft studiert und kann deiner realpolitischen analyse durchaus folgen.
hinter jedem realpolitischen projekt steht aber eine ideologie. dass deren umsetzung hin und wieder mit mehr oder weniger großen abstrichen funktioniert aber auch grandios scheitern kann ist klar. aber wenn man sie nicht mal denkt, dann kann sie nie sein. in diesem sinne:
MfG – mit freundlichen Grüßen
die Welt liegt uns zu Füßen, denn wir stehn drauf,
wir gehn drauf für ein Leben voller Schall und Rauch,
bevor wir fallen, fallen wir lieber auf
@ martin g.
“zweitens(und das wirst Du ebenfalls kaum leugnen können) Verbindungen zur passenden Szene/Parteien in Deutschland und Österreich aufweisen”
diese verbindungen wurden auf bbd immer wieder aufgezeigt – wie kommst du auf leugnen?!?!?
“Du wirst aber auch kaum verneinen können daß die Nähe der Position zu diesen Parteien das dazu passende Publikum anzieht”
inwieweit ist ein künstler verantwortlich, wie sein werk interpretiert wird und muss er seine kunst ändern, wenn er missinterpretiert wird? das ist doch blödsinn. judas priest sind nicht schuld, wenn sich jemand, nachdem er “better by you, better than me” gehört hat, das leben nimmt. rammstein können doch nichts dafür wenn nazis auf ihren konzerten auftauchen. sollen sie ihren musikstil ändern, nur weil diese idioten nicht verstehen, dass sie eigentlich verarscht werden?
Rispondo a “hunter”:
Non sono stato io a citare la Svizzera e il Lussemburgo. È perfettamente chiaro, del resto, che riferirsi a quei modelli può mettere in luce aspetti di possibile/auspicabile concordanza, ma io credo sia più utile soffermarsi sulle differenze. E queste, come non sarebbe difficile mostrare, sono grandissime. Talmente grandi da rendere quei modelli inservibili.
Più che contraddittorio direi che è un concetto sfocato rispetto all’entità di quella “volontà” che dovrebbe mettere capo a una “nazione che non è una nazione”. La mia domanda qui è: esiste questa volontà? Da parte di chi? È possibile incrementarla? Come?
Mi piacerebbe sapere perché soltanto in un Sudtirolo indipendente pachistani, albanesi, tedeschi, marocchini, belgi, nigeriani, canadesi e peruviani non potrebbero essere considerati portatori sani di volontà comunitaria. Anch’io auspico un modello di cittadinanza che PRESCINDA dalla provenienza geografica o dalla specificità culturale (e linguistica) dei “cittadini”. Ma davvero non riesco a capire come ciò sia possibile restringendo (anziché ampliando) il riferimento territoriale entro il quale questo sarebbe possibile.
Se interpreto bene le tue parole, la proiezione di uno Sudtirolo futuro “post-etnico” non dovrebbe prevedere la distinzione tra autoctoni e immigrati. Benissimo. Anzi, fantastico. Ma a parte il fatto che anche in questo caso non si capisce proprio perché ciò non sia possibile immaginandoci contenitori statuali diversi da quello di un ipotetico Sudtirolo indipendente, faccio notare che è proprio esplicitando una visione di questo tipo (considerandola cioè in primo luogo desiderabile) che probabilmente si otterrebbe un ghigno non proprio amichevole sulla faccia della maggioranza di quelli che adesso vorrebbero un Sudtirolo indipendente (insomma, pensi che Donato Seppi, Pius Leitner e Sven Knoll – per citare solo i più riottosi ad avallare un’ipotesi multiculturale che qui è comunque poco gradita dalla maggioranza delle persone – sarebbero della partita una volta confrontati con questa impostazione?).
Ah, dimenticavo:
BBD è dunque un’opera d’arte? Suvvia.
@hunter
Ich kann Deine Argumentationskette gut nachvollziehen.
Der Unterschied zwischen uns ist der daß Du ein Modell eines think tanks vertrittst. Diese Modell ist theoretisch sehr gut begründet und geschichtlich-historisch-soziologisch ‘sauber’. Politische Aktivitäten und die ganze gesellschaftlichen Umbrüche, die um uns herum geschehen werden an diesem Modell gemessen und dieses Modell wird von BBD natürlich auch hart verteidigt.
Ich hingegen sehe mich mehr als politisch interessierter Beobachter der eben kein solches Modell zum Abgleich besitzt und eben nur bedingt einen weit ausläufigen ideologischen Kern als ewige Warte bedienen muß. Daher bewege ich mich mehr in den Niederungen und Sümpfen von Verhandlungen, Kuhhändeln, Abmachungen und von mir aus auch dem berühmten ‘Tiroler Hausverstand’. In diesem Sinne ist mir salopp formuliert ein Durnwalder(dessen Prinzip reden&verhandeln ist) näher als ein A. Langer der grandiose Theorien und Modelle entwickelt, die dann aber oftmals dazu verurteilt sind an der Realität zu zerbrechen.
Um zu unserem Lieblingssachthema zurückzukehren. In der Toponomastikdiskussion ist die Faschismuskeule (von Eurer Seite) sehr schwierig einsetzbar. Die altoatesini der 4./5. Generation, die tagtäglich mit ihnen vertrauten Ortsnamen aufgewachsen sind, werden sie sich mit dem Hinweis auf ihre Herkunft(die teilweise ihre eigene ist) kaum nehmen lassen. Bzgl. dem ventennio fühlen sie sich zurecht nicht verantwortlich. Ich halte in diesem Fall das BBD-Modell für theorethisch gut und historisch sauber begründet, politisch und praktisch (und ich denke in seiner Radikalität auch rechtlich) aber für undurchführbar.
“bbd wird ideologisch-wissenschaftlich und nicht ethnisch argumentiert”
In Südtirol entkommt man der Ethnie nicht. Man kann so argumentieren aber zwei Sätze weiter wird man beim Ethnos landen.
“demokratisch und totalitär”
Die Geschichte Südtirols ist untrennbar mit totalitär verbunden. Speziell auch die der Italiener Südtirols. Nein, die werden diese Suppe nicht auslöffeln und werden einige Dinge als wichtig für ihr ‘heimatgefühl’ erachten. Siehe auch die Diskussion um eine Stiege der Pascolischule. Gewisse Trennungen und Gegensätze halte ich für begründbar, aber defacto für undurchführbar.
“hinter jedem realpolitischen projekt steht aber eine ideologie. dass deren umsetzung hin und wieder mit mehr oder weniger großen abstrichen funktioniert aber auch grandios scheitern kann ist klar. aber wenn man sie nicht mal denkt, dann kann sie nie sein.”
Sehr guter und wichtiger Passus; vollkommen einverstanden.
In der parteilichen Praxis(und Du hast ja Politikwissenschaften studiert) ist es meist so, daß man bei Teilen des eigenen Modells Abstriche hinnimmt um bei anderen Fortschritte zu erzielen. Ich weis; Du wirst hinweisen daß BBD keine Partei ist; aber; wo wird man bei den BBD-Machern eher zu Abstrichen bereit sein um bei anderen weiterzukommen? Wie gedenkt man zu agieren daß Parteien das Programm (in toto) übernehmen? Wie will man sich bewegen um den derzeitigen ‘Nichtdialog’ bei vielen Fragen aufzuweichen?
MfG
“la Svizzera e il Lussemburgo”
es ging m. e. rein darum zu zeigen, dass staaten nicht notwendigerweise aus einem klassischen nationalprinzip heraus entstehen müssen. und bezüglich vorbild: auch die südtirol-autonomie wird immer wieder als weltweites best-practice modell strapaziert, meines wissens aber noch nirgendwo anders 1:1 umgesetzt.
“esiste questa volontà?”
natürlich nicht. sonst müssten wir ja nicht mehr darüber diskutieren. der weg dorthin ist einer der kleinen schritte – ein riesiges puzzle ein kompliziertes mosaik. der zeithorizont ist unklar. aber wer nie anfängt zu gehen, wird auch nie irgendwo ankommen. bbd versucht, ein neues denkmuster zu injizieren, das vielleicht irgendwann einmal früchte trägt. ich für meinen teil bin zwar idealist aber auch realist genug um mir darüber im klaren zu sein, dass das ganze auch nicht funktionieren könnte. aber dessen waren sich auch viele vor uns bereits bewusst und es hat dennoch geklappt,
ad “ausländer”
ähnliche antwort wie oben und gleichzeitig gegenfrage: glaubst du, dass ein staat, der sich als nationalstaat definiert, einwanderern – die dort weder staatsbürgerschaft noch wahlrecht haben – mehr chancen der integration bietet, als ein konzept, dass diese elementaren grundrechte sehr wohl bietet?
“Se interpreto bene le tue parole”
richtig interpretiert. abermals ist mir bewusst, dass diese “vision” nicht gerade populär ist. ich weigere mich aber standhaft, meine überzeugungen aufzugeben, nur weil die wahrscheinlichkeit auf implementierung im moment nicht gerade günstig erscheint. und dass die prominenten fürsprecher für die unabhängigkeit mit dem wenig anfangen können, tut nicht viel zur sache. erstens glaube ich nicht, dass wir eine ulli maier von unserer idee überzeugen können/müssen (macht auch gar nichts – ebenso wenn die donato seppi fans nicht aufspringen) und zweitens soll bbd ja ein gegenmodell zu den populistisch-nationalistisch motivierten sein.
@ martin g.
“Du wirst hinweisen daß BBD keine Partei ist; aber; wo wird man bei den BBD-Machern eher zu Abstrichen bereit sein um bei anderen weiterzukommen? Wie gedenkt man zu agieren daß Parteien das Programm (in toto) übernehmen? Wie will man sich bewegen um den derzeitigen ‘Nichtdialog’ bei vielen Fragen aufzuweichen?”
dafür, dass wir laut gadilu ohne türen und fenster nach außen vor uns hindenken, rüttelt bbd doch einigermaßen viel staub auf und manche blogleser und -schreiber anderer couleur können sich offensichtlich stundenlang mit diesem realitätsfernen spinnern beschäftigen :-).
in ideologischen fragen, die in südtirol lediglich ethnisch perzipiert werden, kompromisse einzugehen, hieße sich der logik des durch die autonomie geprägten nach sprachgruppen getrennten denkens anzupassen. genau jenes denken, welches wir zu überwinden suchen. das ist es ja, was bbd von allen anderen projekten und denkweisen unterscheidet. was du forderst, ist den kern der idee und dessen argumentationsprinzip aufzugeben.
bbd möchte in kleinen schritten nicht weniger als eine entsprechende wahrnnehmungsverschiebung erreichen. wenn man das schaffen möchte, kann man nicht das ureigene prinzip über den haufen werfen. voraussetzung, dass das bbd-modell eine chance hat ist, dass diese wahrnemungsverschiebung stattfindet. wenn wir es fertig bringen durch diverse impulse in politischen meinungen niederschlag zu finden, dann kann diese wahrnehmungsverschiebung durchaus platz greifen.
wie du richtig sagst ist bbd kein parteiprogramm und noch viel weniger ein koalitionspapier. es ist ein ideenpool, der versucht, sich jenen automatismen zu entziehen, die meines erachtens der grund dafür sind, warum die dinge in südtirol sind, wie sie sind.
@ hunter
1. Mai detto (da parte mia) che il modello sudtirolese sia replicabile altrove.
2. Certo, bisogna cominciare. Ma una cosa è cominciare – sul serio, con passi concreti e qualche risultato almeno incoraggiante – e un’altra è dire continuamente che si vuole cominciare o che bisognerebbe cominciare o che siamo vicini al cominciamento. È insomma un po’ lo stesso discorso del coinvolgimento degli italiani che stiamo discutendo in un altro thread. Va benissimo dire o continuare a dire “coinvolgiamo gli italiani, coinvolgiamo gli italiani, coinvolgiamo gli italiani”. Per adesso, torno a ripetere, l’unico italiano coinvolto è il Rigali con le marce degli Schützen e le traduzioni per il sito dei medesimi. Se questa è la prospettiva post-etnica che si vorrebbe approcciare mi viene un po’ da ridere ma vi faccio tanti auguri.
3. ad “ausländer”: No, sicuramente non è più facile (lo dimostrano i fatti). È almeno UGUALMENTE difficile. Ugualmente. Dunque il tema dell’indipendenza non è certamente utilizzabile per coltivare maggiori speranze in tal senso.
4. abermals ist mir bewusst, dass diese “vision” nicht gerade populär ist… Infatti, non solo è impopolare, ma è proprio assolutamente minoritaria (e questo ci fa un po’ presagire quale potrebbe essere lo sviluppo che abbiamo accennato al punto 3). Certo, tu puoi anche SPERARE che argomentando in questo modo utopico tu riesca a distinguerti dalle posizioni di una Ulli Mair o di uno Sven Knoll. Ma fino a un certo punto le argomentazioni di BBD serviranno quasi esclusivamente a corroborare la spinta di quei movimenti le cui finalità ideali (per dire così) sono aliene dal progetto d’indipendenza à la BBD. Allora la differenza dal lavoro di un “utile idiota” diventa secondo me molto sottile. Anzi: troppo sottile. Ma questo (cioè il fatto di scomparire nel concerto delle altre voci) non è a mio avviso il punto più debole del progetto BBD.
@hunter
Als ‘blogleser und -schreiber anderer couleur’ beschäftige ich mich natürlich mit allen möglichen politischen Vorstellungen und Lösungsvorschlägen. Ich bin aber auch nur einer. 🙂
Von den kleinen Schritten mit denen man eine Wahrnehmungsverschiebung erreichen möchte sehe ich aber bisher recht wenige. Das Problem habe ich Dir schon einmal geschildert; die Italiener erreicht dieser Blog nicht. Ich anerkenne daß das BBD-Modell ein reines und argumentativ untermauertes Projekt eines think tanks ist. Sobald aber eine Idee diesen ‘geschützten Bereich’ verlässt und das Projekt Teil eines politischen Programms einer Partei wird so beginnen die Kontaminationen mit anderen Ideen. Man kann versuchen den Kern reinzuhalten; bin aber pessimistisch was das anbelangt. Man braucht nur Programme der gleichen Partei durch die Jahrzehnte hindurch zu vergleichen. Man muß sich Wahlen stellen, mit einigen Ideen kommt man beim Regierungspartner nicht durch, den anderen stehen schlicht Verträge und die Interessen wichtiger Nachbarstaaten&Großmächte entgegen. Um nur die wichtigsten Schwierigkeiten zu nennen. Nein; Vieles wird auf dem Verhandlungstisch landen und, noch schlimmer, als Kuhhandel enden. Aber das ist Politik.
Aber ich anerkenne den Ansatz. Aber wie ich Dir bereits sagte; man entkommt der Ethnie nicht; auch wenn man diesem Diskurs permanent entfliehen will. Das was Euch ‘postethnisch’ erscheinen mag ist aus Sicht eines bolzanino schlicht und einfach deutsch.
MfG
“Mai detto”
ich hab auch nicht gesagt, dass du das gesagt hättest
“Das was Euch ‘postethnisch’ erscheinen mag ist aus Sicht eines bolzanino schlicht und einfach deutsch.”
deswegen spreche ich ja von wahrnehmungsverschiebung. und diese betrifft beileibe nicht nur die “italiener”. dass der bolzanino das als “deutsch” wahrnimmt (so wie der “deutsche” dinge als “walsch” identifiziert) liegt eben an einer jahrzehntelang durch die logiken der autonomie eingetrichterten sichtweise. wenn ich das verändern will, kann ich das nur schaffen, indem ich konsequent und kohärent argumentiere und mich eben nicht auf ethnische argumentation einlasse. die bbd-linie bezüglich toponomastik ist eine von vielen aber unter der prämisse unantastbar, wenn man nationalistisch-sentimentale argumente als obsolet ansieht. mit anderen argumenten lässt sich die bbd-linie jedoch nicht widerlegen (ich hab halt bislang noch keine vernommen).
du kannst mir glauben, dass ich im umgekehrten fall (ein deutschnationalist überzieht ein italienisches sprachgebiet mit namenserfindungen) ebenso argumentieren würde. und die tatsache, dass wir die abschaffung der offizialität der “deutschen” exonyme in ladinien fordern zeigt ja, dass es eben nicht um deutsch vs. italienisch geht. dabei sind diese exonyme gar nicht faschistischen ursprungs sondern sogar “historisch gewachsen”.
“Die altoatesini der 4./5. Generation, die tagtäglich mit ihnen vertrauten Ortsnamen aufgewachsen sind, werden sie sich mit dem Hinweis auf ihre Herkunft(die teilweise ihre eigene ist) kaum nehmen lassen. Bzgl. dem ventennio fühlen sie sich zurecht nicht verantwortlich.”
natürlich sind nicht verantwortlich. das heißt aber nicht, dass sie die geschichte nichts angeht. das ist ein unterschied. die deutschen von heute sind auch nicht für die schandtaten ihrer großväter verantwortlich. die deutsche vergangenheit ignorieren können sie deshalb aber nicht. aber nochmals: in der diskussion geht es schlicht um die offizialität von ortsnamen – um einen formalakt. viele deutschsprachige werden für oświęcim immer noch das exonym ausschwitz verwenden, aber offiziell kann und soll der ort nicht mehr so heißen (tut er natürlich auch nicht). zugegeben, auschwitz ist ein sehr emotionsgeladenes und drastisches beispiel, das ich in bösartiger absicht gewählt habe. aber abgesehen von den gräueltaten, die wir mit ausschwitz verbinden, sehe ich im prinzip keinen unterschied zwischen den namen ausschwitz und selva dei molini (nebenbei gab es in oświęcim sehr wohl über jahrhunderte deutschsprachige präsenz, in mühlwald jedoch nie eine nennenswerte italienischsprachige). es sei denn, man argumentiert, dass ein ort in italien ausschließlich einen italienischen namen tragen darf. das wäre aber dann wieder eine nationalistische argumentation, die in den augen von bbd als obsolet anzusehen ist.
In una prospettiva “post-etnica” il concetto di “historischgewachsen” non ha più molto senso. Su tutta la questione toponomastica BBD non fa che bucare in continuazione la torbida acqua del patriottismo locale.
“In una prospettiva “post-etnica” il concetto di “historischgewachsen” non ha più molto senso.”
das finde ich überhaupt nicht. das eine schließt das andere nicht aus bzw. es würde sich nur dann ausschließen, wenn wir geschichte als “ethnisch getrennte” konstrukte auffassen würden, was wir zwar im moment tun, was aber überall, wo menschen zusammenleben überhaupt keinen sind macht, da es immer interaktion und gegenseitiges bedingen gibt. und das, was daraus entsteht, ist dann “historisch gewachsen”. aus diesem grund sind ja auch die “deutschen” ortsnamen in südtirol nicht immer deutsch. da gibt’s überhaupt nichts ethnisch und völkisch reines, wie das viele gerne hätten. kastelbell ist nicht deutsch, wird aber als deutscher ortsname bezeichnet. historisch gewachsen ist er dennoch.
No. Il concetto di “historischgewachsen” qui da noi si salda in modo inequivocabile con la logica della “precedenza storica” che informa l’argomentazione di una prevalenza di tipo etno-linguistico. È un copione “a recita fissa”, tracciata intorno allo scivolosissimo concetto dello “Heimatrecht” (dove si intende che alcuni ne disporrebbero storicamente più di altri). Ho già detto più volte che l’unica soluzione, a questo proposito, consiste nell’accettare che siano gli italiani (e solo loro) a stabilire quello che del patrimonio toponomastico creato in seguito alla nazionalizzazione protofascista (Tolomei) deve essere eventualmente cassato. Qualsiasi “Bevormundung” da parte tedesca sarebbe per l’appunto avvertita come tale. E non funzionerebbe. Per non parlare delle soluzioni “plebiscitarie” immaginate da BBD (referendum e quant’altro) che non prevedono una votazione distinta per appartenenza linguistica. Ripeto: la logica etnica non si supera semplicemente immaginandosi che possa essere sospesa a piacimento. Occorre un lento processo di decostruzione e, soprattutto, di autodecostruzione. Il che, poi, deve sempre essere inteso come AUSPICABILE e non OBBLIGATORIO per definire in che cosa consisetrebbe un’effettiva integrazione.
“Occorre un lento processo di decostruzione e, soprattutto, di autodecostruzione.”
völlig einverstanden. natürlich kann eine echte überwindung nur gelingen, wenn sie von innen heraus kommt und nicht als aufoktroyiert empfunden wird. (das ist ja auch das problem mit den ganzen “westlichen friedensmissionen” auf der welt).
gleichzeitig braucht es aber auch hin und wieder leichten “druck von außen”, der gerade so stark ist, dass er nicht kontraproduktiv wird und zu einigelung und trotziger ablehnung führt. die frage der restitution, der entschädigung von zwangsarbeitern und generell eine “interne” aufarbeitung der nazi-geschichte wurde in österreich beispielsweise ja auch durch die von außen losgetretene “affäre waldheim” gelöst. zunächst verbot man sich eine “einmischung in interne österreichische angelegenheiten” ehe es doch ein konsensuales umdenken gab und das ganze zu einer innerösterreichischen gemeinschaftsleistung unter zum teil konservativer (!!!) regierung wurde.
Bene. E allora non c’è bisogno che ti spieghi quanto sia difficile produrre passi in quella direzione e anche come, talvolta, le spintarelle provenienti da BBD siano in realtà veri e propri urti che non hanno effetto contrario solo perché non vengono percepiti (non esistono lettori italiani di BBD, esclusi i soliti noti, in grado da funzionare da moltiplicatori).