Giorgio al bivio

Stamani un formidabile Giorgio Delle Donne sull’Alto Adige. Commentava il colpaccio della Svp ai danni del povero Bondi. Dopo alcune righe di sobria e anche condivisibile analisi, a un certo punto s’è trovato davanti al solito bivio. Avrebbe potuto scrivere che rinunciare ai simboli fascisti, dopo tutto, potrebbe rivelarsi una cosa vantaggiosa per tutti. Ha invece preferito franare dentro ai soliti luoghi comuni sugli italiani più buoni dei tedeschi, sul fascismo non così male come il nazismo e sul regime totalitario che strangola la provincia di Bolzano.

18 thoughts on “Giorgio al bivio

  1. IO direi che, nominando il ‘etnico-federalismo-totalitarismo’ si è mostrato per quello che è. E, in qualche maniera, ha mostrato la falsa coscienza degli italofoni senza pagare dazio. La croce, in fondo, li aspetta.

  2. Beh, però sarebbe meglio, e più giusto, potere leggere anche il pezzo “sotto accusa”. E poi: cosa vuol dire “si è mostrato per quello che è”?

  3. L’articolo è qui.
    Gabriele, scusami ma la tua sintesi che afferma che GDD parlerebbe di “italiani più buoni dei tedeschi” e di “fascismo non così male come il nazismo” mi sembra una interpretazione un po’ spinta. Ho letto l’articolo, magari dopo lo rileggo ancora con calma: ma a me non sembra che sia quello il senso profondo. Cito una frase:

    Aggiungete un riferimento al “totalitarismo imperfetto” – la categoria storiografica applicata al fascismo che, probabilmente proprio in quanto italiano, non e’ riuscito a raggiungere (fortunatamente) gli stessi risultati del nazismo germanico in ogni ambito […]

    Ecco, non mi sembra che stia affermando che il fascismo “non è stato così male come il nazismo”.
    Tutto sommato, come comunque scrivi anche tu, a me sembra che l’analisi sia “sobria e condivisibile”; che poi ci siano degli aspetti criticabili, va da sé. Ma, appunto, le tue critiche mi sembrano un po’ eccessive.
    E del tutto inaccettabili, perché nemmeno argomentate, quelle di Emilio.
    Con affetto e stima, Gabriele.

  4. Giangi carissimo. Ho un po’ stiracchiato la mia interpretazione del pezzo del buon Giorgio, lo ammetto. Ma non tanto da travisarne il senso profondo. Che cosa esprime, in fondo, quel “fortunatamente”? Non siamo qui ancora una volta di fronte a un tentativo di comparare due cose (fascismo e nazismo) per stilare una classifica di malvagità? Non bisognerebbe, invece, considerare il male di questi due totalitarismi a prescindere dalla loro comparazione (almeno in questo contesto?). Un duce a cavallo non è abbastanza negativo di per sé? E invece Delle Donne preferisce spostare lo sguardo altrove, arrivando a dichiarare che il “totalitarismo” (?) provinciale è un totalitarismo perfetto (come il nazismo!) e il fascismo solo un totalitarismo imperfetto (per fortuna!). Mi dispiace, è un ragionamento vecchio, che non funziona. È un compiacere la pancia italiana. Basta.

  5. Mah, Gabriele. Non mi sembra, ancora una volta, che dica proprio quello. Il “totalitarismo provinciale” è definito anch’esso “imperfetto” (in virtù del fatto che esistono molti partiti), e non viene, mi sembra, in nessun modo paragonato al Nazismo, né viene istituito un confronto “ai punti” con il Fascismo. È il “modello di etno-federalismo-totalitarismo” (quello cioè, a parere di GDD, incarnato dalla SVP) a venire definito “perfetto”.

  6. Ma Giangi è la solita solfa! Etno-federalismo-totalitarismo. Sembra superciuk, suvvia. Uno che dice di essere “storico” non può usare il linguaggio di superciuk! Anche se l’Alto Adige non raramente si traveste da quotidiano nazionalbolzanino… 😉

  7. Carissimo Gabriele, una certa differenza (non di poco conto) tra quello che dicono Superciuk e GDD io ce la vedo. 😉
    Buonanotte, su!

  8. Se smettessero di distribuire quel “giornale” sono sicuro che risolveremmo in pochi mesi tantissimi problemi 🙂 in quanto agli articoli di GDD… boh sembrano uno la fotocopia dell’altro scrive sempre le stesse cose. Se ne leggi uno puoi fare a meno di leggere tutti gli altri 🙂

  9. @ Lukas e Gabriele
    Sembra quasi che io mi sia assunto il ruolo di avvocato difensore; non è così, non penso che l’interessato ne abbia bisogno, in fondo. Vorrei comunque tornare su alcuni punti.
    Gabriele, a mio parere occorre differenziare Delle Donne dal “delledonnismo”. Al di là del neologismo, intendo che, in effetti, le sue idee e i suoi testi sono spesso citati (e banalizzati) dai “teorici” (tanto per nobilitarli un po’) del disagio degli italiani, che trovano in alcune sue idee delle pezze d’appoggio. Quindi soprattutto dalla destra italiana più becera e nazionalista. È un’operazione un po’ indebita, che ovviamente non dipende in nessun modo dalla fonte delle idee. Insomma, uno non è responsabile, in fondo, dell’uso che viene fatto delle sue idee. Magari ci si potrebbe aspettare una presa di ditanza, delle precisazioni, etc.: tutto qui, a mio parere, l’eventuale “colpa”.
    Lukas scrive che “letto uno, letto tutti”. Mah. È evidente: GDD ha alcune “idee forti”, che ribadisce in quello che scrive: strapotere della SVP; assenza dei partiti “italiani”, proni a tutto; indistinguibilità, e quindi intercambiabilità nelle alleanze (basti vedere cosa è successo a Merano, ad esempio), tra la politica portata avanti dalla cosiddetta destra e dalla cosiddetta sinistra “italiane”; etc. Qualcuno dei presenti è pronto a smentire uno di questi punti? Mi sembra che potremmo invece essere tutti d’accordo.
    Queste idee, appunto, le esprime in quello che va scrivendo: più o meno bene, se ne può discutere (eh sì, non è proprio fenomenale nello stile linguistico, da “maestrino con la penna rossa” avrei diversi commenti da fare a questo come ad altri: ma è importante?); con uno stile che può piacere o meno (alcune battute sono fulminanti, devo dire, altre sono meno riuscite; anzi, spesso il pezzo sembra costruito per arrivare alla “pointe”, in questo caso “fare il monumento”). Insomma, può piacere o meno. Ma mi sembra del tutto normale che chi abbia una “idea forte” la porti avanti in diverse occasioni, in modi che possono anche apparire ossessivi o ripetitivi. D’altronde qualcuno ha scritto (non ricordo chi) che ogni grande autore scrive, in fondo, un solo libro nella sua vita. E con questo non voglio dare del “grande autore” a GDD, sia ben chiaro.
    E per finire torno a Gabriele. Uno “storico” fa il mestiere di storico quando scrive libri di storia, fa ricerche, etc. Quando scrive un articolo di fondo (un commento, insomma) su un quotidiano locale può adottare, e mi sembra del tutto lecito, uno stile non propriamente “scientifico”: si sta rivolgeno a un pubblico diverso, più ampio e meno “specialistico”, di quello di una ricerca storica. Altrimenti anche chi scrive su un blog dovrebbe adattarsi a questa “fedeltà di stile”. Prendo il mio modestissimo e anzi miserando esempio: sono un insegnante di liceo e insegno italiano, latino, storia. È abbastanza evidente che quando scrivo sul mio blog (GattoMur, tanto per intendersi) o scrivo commenti in giro, non adotto lo stesso stile che adotto quando faccio lezione. Ed è del tutto lecito. Altrimenti dovrei dare ragione a quella poveretta ex-tutto che non ha trovato di meglio da fare che inoltrare un esposto alla Gelmini sul mio conto. O no?
    Ecco, mi sembra tutto.
    Ciao.

  10. Insulti e Crisi esistenziale e Giorgio che ripete quello che dico da anni. Lui e’ un Internationalista e crede zero nell etnoregionalismo. Siete voi che non avete molto altro che tanto livore…

  11. Gianluca, secondo me se Delle Donne viene strumentalizzato dalla destra più becera è perché lui gliene dà un po’ l’occasione. E un editoriale, non essendo un’opera poetica, non dovrebbe lasciare spazio a troppe strumentalizzazioni/interpretazioni. Parere ovviamente mio.

  12. “Giorgio che ripete quello che dico da anni” è una battuta bellissima: grazie 🙂

  13. Ich denke nicht, dass GdG seine Ideen und Überzeugungen in seinen Artikeln kundtut. Viel wahrscheinlicher ist doch, dass er eine bestimmte Linie (in quanto agli articoli di GDD… boh sembrano uno la fotocopia dell’altro scrive sempre le stesse cose.) vertritt, dass er sozusagen eine Weg eingeschlagen hat, bei dem es keine Abzweigung nehmen kann, ohne seine Stammleser oder “Sostenitori” zu enttäuschen.
    GdG, als Historiker und Mensch, kann doch nicht wirklich das glauben, was er schreibt!
    Allein schon seine Unterscheidung zwischen Nationalsozialismus und Faschismus ist eine historische Lüge, aber wahrscheinlich die einzige Wahrheit, die viele Leser hören wollen.
    Und das ist das wirklich schreckliche in unserem Land, dass man sowas hören will!

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