Voglia di normalità

Ieri sera ho avuto un interessante e divertente scambio di punti di vista con Luca Fazzi (via facebook). Interessante, soprattutto, perché sia lui che io ruotavamo intorno all’idea di “normalità” e di “speranza” (oggi l’Alto Adige pubblica un suo fondo dal titolo Una speranza di normalità). Abbiamo generalmente posizioni diverse, io e Fazzi. Eppure diciamo anche (quasi) la stessa cosa. Curioso.

Passando in rassegna i risultati del voto, la stampa ha dato giustamente risalto al caso di Dobbiaco. Il Dolomiten ha parlato addirittura di “Sensation”, cioè di qualcosa fuori dall’ordinario, d’imprevisto, perfino di sconvolgente. Ma non tutto quello che pare a prima vista sconvolgente lo è davvero. Dipende soltanto dal quadro di riferimento che siamo capaci di adottare. Se cambia quest’ultimo, come per l’appunto è successo a Dobbiaco, allora anche l’evento più eclatante riacquista una fisionomia “normale”. Ed è una “normalità” della quale sentivamo tutti un gran bisogno.

A Dobbiaco, dunque, questa sensazionale normalità porta il nome di Guido Bocher. Capitano “italiano” di una lista indipendente, è diventato sindaco del piccolo comune pusterese superando la concorrenza di due candidati Svp forse troppo impegnati a combattersi tra loro. Una spiegazione basata però esclusivamente sull’adagio dei “due litiganti” e del “terzo”, che alla fine approfitterebbe un po’ casualmente della situazione, forse non basta a chiarire questa piccola rivoluzione. “I cittadini di Dobbiaco hanno dimostrato molta maturità cogliendo lo spirito dello statuto d’autonomia – ha dichiarato Bocher ancora stupito dal suo risultato -, questo è un segnale positivo”.  Già. Finora però eravamo abituati a pensare che lo spirito dello statuto d’autonomia fosse diverso, ovvero contrassegnato da posizioni prestabilite, bloccate, brutalmente inchiodate da consuetudini immodificabili. È salutare accorgersi che non sia più solo così e che il senso della possibilità – per citare Robert Musil – qualche volta la spunti su quello della realtà.

In parte indebolita una più coraggiosa opzione “interetnica”, osserviamo allora prendere corpo una tendenza al voto “transetnico”. Si guarda alle persone, insomma, alle loro idee, ai loro progetti, e non tanto alla lingua con la quale esse si esprimono in prevalenza. A Bressanone, tanto per fare altri due esempi, Walter Blaas ha affermato che il grande successo dei Freiheitlichen (uno schieramento in teoria puramente “tedesco”) è stato favorito anche dal contributo diretto del voto “italiano”. Parimenti, tra i candidati del Partito Democratico (in periferia percepito chiaramente come un raggruppamento nazionale) che hanno raccolto più preferenze troviamo Renate Prader e Matthias Meier.

Certo, solo il futuro ci dirà se questa tendenza è già il frutto di una stagione nuova e se finalmente ci siamo lasciati alle spalle i rigori del lungo inverno “etnico”. Ma oggi vorremmo per una volta inclinare all’ottimismo.

Corriere dell’Alto Adige, 19 maggio 2010 (apparso col titolo: La tendenza transetnica fa sperare)

19 thoughts on “Voglia di normalità

  1. una rondine avvelenata dal pesticida etnico non fa primavera nel contesto razziale in cui si trova. Il voto transtribale è solo italiano. Lo sanno bene i candidati dei verdi.. Che devono fare i conti con la realtà di un elettorato troppo schierato a difesa del santo graal del proporzionalismo etnocentrico. Apprezzo molto la speranza che traspare sincera dal tuo intervento. Spero sia contagiosa.

  2. Purtroppo solo a Dobbiaco sembrerebbe si abbia avuto il coraggio di cambiare e di passare oltre i confini etnici – linguistici, è un bel segnale anche se è tristemente limitato a Dobbiaco stessa e smentito dal resto della provincia.

    ciao. BERTO

  3. Devo dire, onestamente, che oggi non riscriverei più questo articolo. O non lo scriverei così. Indubbiamente il mio slancio era sincero, ma probabilmente annebbiato da un eccesso di ottimismo (a sua volta, questo ottimismo non era dettato da altro che da una grande stanchezza provata nel praticare il pessimismo…).

    L’articolo seguente esprime in modo migliore quel che si potrebbe dire del caso Bocher:

    http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=5026

  4. Sul trend al voto post o transetnico, sarebbero lecite alcune considerazioni su altre simili realtà comunali, dove la consistenza percentuale dei tre gruppi linguistici e più disparata.
    In centri minori, vuoi per mancanza di liste o candidati credibili, il voto degli elettori del gruppo linguistico italiano ha premiato candidati dell’altro gruppo linguistico, perché più affidabili o competenti. Se si raffrontano i dati dell’ultimo censimento con la consistenza percentuale dei candidati eletti, si evidenziano le differenze.
    A Chiusa per esempio all’ultimo censimento gli appartenenti al gruppo linguistico italiano erano l’8,29% ed i candidati eletti (uno) il 5%.
    A Varna al censimento erano l’11,17% e l’eletta è rimasta l’unica al 5%.
    A Naz Sciaves erano l’5,39% e dato che non c’erano candidati di tale gruppo linguistico, nessun è stato eletto.
    A Rio di Pusteria erano il 4,03% e l’unico candidato di lingua italiana nell’SVP di Spinga non è stato eletto.
    Dato che la legge regionale prevede solamente una rappresentanza dell’altro gruppo linguistico in giunta, se si raggiungono almeno due seggi, tale rappresentanza continua ad essere assente in queste realtà comunali.
    A Fortezza invece il trend è stato leggermente diverso: al censimento gli appartenenti al gruppo linguistico italiano erano il 40,69% e quelli del gruppo linguistico tedesco il 57,82%. I candidati eletti appartengono per il 33,2% al gruppo linguistico italiano e per il 66,6% a quello tedesco.
    Le cosiddette liste interetniche hanno premiato perlopiù chi ha dimostrato maggiore visibilità o competenza e meno la rappresentanza dei tre gruppi linguistici.
    Interessante sarebbe da questo punto di vista analizzare i risultati in comuni dove la consistenza numerica dei tre gruppi linguistici è più disparata.

  5. Che gli italiani votino i tedeschi e’ chiaro. Che i tedeschi
    non votino gli italiani pure. Che dobbiaco rappresenti un momento di Vittoria della democrazia e di sconfitta della stessa, dopo l intervento di durni pure. Perche’ i Verdi non escono dalla giunta di bolzano? Perche’ ??????

  6. Superciuk, ma se non si è neppure formata, la nuova giunta di Bolzano, come fanno i Verdi a uscire? E poi: perché dovrebbero uscire? Per Dobbiaco? Ma guarda che a Dobbiaco non è (ancora) successo nulla. E infine: ma perché queste domande le fai a me???

  7. L’elezione del candidato sindaco a Dobbiaco, così come di quello mistilingue a Senale San Felice sono segnali sicuramente positivi. Sul buon successo ma non l’elezione di alcuni candidati di lingua tedesca sulla lista del Pd a Bressanone, credo che sia stato più che altro un travaso di voti dalla lista ecosociale, che si è confermata purtroppo monoetnica, così come a Vipiteno e Brunico. Non vedo altri esempi in comuni della valle d’Isarco o Pusteria.
    Cerco d’essere realista, pur essendo un sostenitore dei valori interetnici.
    Tornando ai dati pubblicati nel mio post precedente, consultando quelli di altre realtà simili, ho cercato di trovare una chiave di lettura più realistica.
    In alcune piccole realtà territoriali, dove la comunità italiana non si ridotta in modo massiccio, come a Fortezza o Val di Vizze c’è stata la tipica dispersione dei voti su troppe liste presentate. In altri comuni le liste erano assenti o i candidati non credibili. A Brunico il rapporto degli eletti è di 3 a trenta, ciò è più o meno il 10% rispetto al 16,07% al censimento 2001. A Vipiteno di 3 su 20, che corrisponde al 15%, rispetto al 24,67% al censimento 2001. In questi comuni si possono detrarre un 3% di militari presenti senza requisito residenziale, ma il resto manca. Quali conclusioni si possono dedurre, ad esclusione del voto a candidati di altre liste? Forse sono anticipazioni o dati indicativi sulle variazioni che verranno rilevate in occasione del prossimo censimento della popolazione dell’autunno 2011?

  8. Sandro, che ne dici di questa spiegazione? Siamo in presenza di una tendenza che si avverte, ma che non si traduce ancora in una realtà significativa. Per questo tendiamo a sopravvalutarne i segnali.

  9. @sandro e gadilu
    Erkärt mir doch bitte, was so schlimm daran ist, dass ein bestimmter Anteil der deklarierten Italiener deutsche Politiker wählen? Vielleicht ist es einfach ein Zeichen für das wachsende Vertrauen in die deutschen Kandidaten in den jeweiligen Gemeinden, gepaart mit dem Wissen, dass ein deutscher Politiker die Mitbürger ohne Unterscheidung der Sprachgruppen, sei es im Negativen wie im Positiven, vertreten kann. Vielleicht bräuchte es auf Landesebene auch mehr Politiker, die DEN Bürger vertreten, und nicht eine Sprachgruppe !

  10. Es sicher nicht schlimm dass ein bestimmter Anteil der deklarierten Italiener deutsche Politiker wählen! Meine Vorzugstimme habe ich meisten italienischem und deutschem Kandidaten gegeben. Meine Absicht war und ist diesen Wandel zu verstehen. Habe mit mehreren Südtiroler italienischer Sprachgruppe gesprochen die vorher für die Grünen gewählt haben und dieses mal für den PD gewählt haben. Sie haben sich nicht vertreten gefüllt und die soziale Thematik war bei den Grünen Nebensache. Habe auch mit einigen Italiener gesprochen die in kleineren Gemeinden wohnen wo keine eigene Liste sich zur Wahl gestellt hat, sie sind einfach nicht hin gegangen.

    Si tratta più che altro di una riconoscenza reciproca. Molti esponenti di partiti d’opposizione mi hanno raccontato quanto è frustrante l’impegno in consiglio comunale, mentre una presenza al governo di un comune, impone più serietà e considerazione. Questo concetto vale appunto anche per i rappresentanti delle piccole comunità linguistiche presenti in periferia. La partecipazione al governo di un comune impone moderatezza e genera rispetto.!!
    La legge regionale prevede che se almeno due candidati di un altro gruppo linguistico sono eletti in consiglio comunale, essi hanno diritto ad entrare in giunta. Se appunto il potenziale era presente per l’elezione di più rappresentanti, volevo analizzare le cause dell’insuccesso. Candidati poco credibili, stanchezza, hanno sicuramente portato alcuni a votare per la SVP o per liste civiche, che propagano valori interetnici, ma nella sostanza non riescono a valorizzare i pochi candidati credibili di lingua italiana. Il fenomeno dell’emigrazione ha forse pure contribuito a generare tali risultati. Il mio intento era solo di analizzare tale fenomeno.

  11. @Sandro
    Um das zu analysieren, bin ich sicher der Falsche, aber meine Meinung zu diesem Thema habe ich schon in meinem ersten Mail beschrieben. Wahrscheinlich hast du Recht, dass es wenige, zu wenige italienische Kandidaten gibt, die von den italienischen Mitbürgern als fähig befunden werden, gute Politik zu machen, und deshalbe gar nicht wahr- oder ernstgenommen werden.
    Andererseitss, verstehe ich jeden Bürger einer Gemeinde, der gern darauf verzichten kann, in einer Gemeindestube zu sitzen und sich als total unnütz und überflüssig vorzukommen, wie es nunmal in den meisten von der SVP-dominierten Gemeinden so ist.
    Der Grund für eine schwache Vertretung italienischer Bürger in den Gemeinden mit absoluter SVP-Mehrheit ist wohl damit verbunden, doch nichts ausrichten zu können.
    Das könnte in diesem noch so stark ethnisch geprägtem Land zu einem nicht kleinem Problem werden, da wie es Gadilu oben schreibt die “reciprocitá” noch weitgehend fehlt, und somit der “disagio” auch auf die Italiener ausgeweitet werden könnte, die sich bisher in diesem Land wohl- und gut vertreten fühlten.

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